Broncopolmonite non diagnosticata: 85enne dimesso dall’Ospedale del Mare rischia la vita

L’anziano era ricoverato nel reparto di Urologia dell’Ospedale del Mare ma nessuno si era accorto della broncopolmonite con versamento pleurico. A salvare l’uomo è stato il medico di famiglia

Broncopolmonite non diagnosticata: 85enne dimesso dall’Ospedale del Mare rischia la vita

Possibile caso di mala-assistenza all’Ospedale del Mare a Napoli. Un anziano di 85 anni è stato dimesso dal nosocomio partenopeo senza che i medici si accorgessero di una broncopolmonite che stava affliggendo il paziente.

A salvare l’uomo prima che si verificasse l’irreparabile è stato solo il provvidenziale intervento del medico di famiglia. La notizia sconcertante è riportata da Repubblica che ha raccontato cosa è accaduto in quei drammatici giorni in cui l’anziano ha rischiato la vita. Carlo Attanasio, questo il nome dello sfortunato protagonista della storia, ha vari acciacchi, anche per l’età avanzata, ma nessuno invalidante. A dare particolarmente fastidio al pensionato, però, è l’ipertrofia prostatica che gli crea difficoltà a urinare. Per tentare di alleggerire la situazione, a Carlo gli era stato impiantato un catetere vescicale. Ma i problemi continuano e si acuiscono lo scorso 15 ottobre quando, durante la notte di sofferenza, l’anziano si strappa il catetere.

Suo figlio Giulio, intervenuto prontamente, tenta di aiutare il genitore ma si accorge che è in atto una emorragia. Così senza perdere del tempo prezioso, prende suo padre e lo accompagna al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, il più vicino e il più attrezzato alla loro abitazione di Ercolano.

Come riferisce a Repubblica, lo stesso Giulio ha dichiarato che il genitore perdeva sangue ma all’ospedale “gli hanno fatto un lavaggio e reimpiantato il catetere. Ma lo hanno rimandato a casa. Lui prende il coumadin, un farmaco che serve a mantenere fluido il sangue ed evitare un ictus. L'ho riferito all'urologo e mi ha risposto che sui medicinali da assumere dovevamo decidere noi”.

Il paziente rientra a casa ma le sue condizioni non solo non migliorano ma nei giorni successivi si aggravano. L’anziano avrebbe continuato a sanguinare e si era indebolito. “Non rispondeva quasi più. E allora l'ho riportato all'Ospedale del Mare”, ha raccontato ancora Giulio. Qui, “gli assegnano il codice giallo. Ma lo lasciano in barella diverse ore prima di ricoverarlo e praticargli una trasfusione”.

Il 20 ottobre il quadro peggiora ulteriormente perché Carlo si sfila di nuovo il catetere. Ma l’uomo, questa volta, manifesta anche altri problemi. L’anziano non respira bene ed è in stato soporifero. I medici dell'Urologia diretta da Aniello Zito si occupano solo della patologia per cui è stato ricoverato. Poi qualcuno parlando con Giulio fa presente che la persona ricoverata è anziana e, per questo, bisogna essere preparati al peggio.

Il giorno dopo, Carlo viene dimesso e torna a casa perché "dal punto di vista urologico è a posto. Per noi sta bene". Sembrava che la fine fosse ormai vicina ma Giulio prova un’ultima mossa. L’angustiato figlio telefona a Ernesto Di Cianni, il medico di famiglia raccontando del quadro clinico del padre. Quest’ultimo visita accuratamente l’anziano e fa un’amara ed inattesa scoperta. Carlo era stato colpito da broncopolmonite con versamento pleurico. Un male che all’Ospedale del Mare non era stato diagnosticato.

Di Cianni, a Repubblica, manifesta tutto il suo stupore per come hanno agito i medici dell’ospedale che hanno fatto tornare a casa l’anziano "in stato di semincoscienza, con l'ossigeno attaccato, e senza il minimo accenno della cosa nella relazione di dimissioni”. La "broncopolmonite massiva con versamento pleurico sinistro" e la terapia saranno confermate il giorno successivo dal cardiologo consultato dallo stesso medico di famiglia.

Sconfortato per il dramma vissuto, Giulio fa un'amara riflessione: “Tutti devono

morire, su questo non ci piove. E soprattutto a una certa età. Ma entrare in ospedale per un' emorragia e uscirsene con una polmonite non diagnosticata, è una cosa che non accade neanche in un paese del terzo mondo”.

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