Dovrà osservare il consueto periodo di 14 giorni di isolamento volontario il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. Un suo stretto collaboratore è risultato positivo al Coronavirus e per l’alto prelato è arrivato l’obbligo della quarantena. Il cardinale già domenica scorsa aveva rinunciato alla diretta tv durante la quale avrebbe dovuto celebrare la messa e adesso è costretto a fermarsi, nonostante non avverta alcun sintomo.
Il sacerdote contagiato, intanto, nonostante sia ricoverato all’Ospedale del Mare non è in gravi condizioni; ha difficoltà di respirazione ma è in reparto. Adesso l’Asl ricostruirà la catena dei contatti del parroco, tra cui chiaramente c’è anche il cardinale Sepe. Il Covid-19, quindi, colpisce anche largo Donnaregina, sfiorando da vicino il suo esponente più importante.
Intanto, c’è preoccupazione per la possibile saturazione delle strutture ospedaliere campane. Gli ospedali Cotugno e Monaldi, principali centri di riferimento regionali per l’emergenza Covid-19, stanno con l’acqua alla gola. Al momento non possono accettare ulteriori malati, con i 136 ricoverati che hanno occupato tutti i posti disponibili presso i due nosocomi. Di questi 136, 127 sono casi accertati di positività al Coronavirus, mentre i restanti 9 attendono l’esito dei tamponi.
Anche le terapie intensive soffrono. Nel reparto più delicato e necessario per chi si trova in condizioni estreme sono ricoverate, complessivamente fra le due strutture, 15 persone. Il Cotugno ha esaurito i posti letto disponibili, mentre al Monaldi ne risultano fruibili 6, ma con l’aumento dei casi è facile prevedere che presto saranno occupati. La buona notizia è che si sta lavorando alacremente per terminare i lavori di ristrutturazione della palazzina posta a poche decine di metri dal Cotugno. A breve saranno pronti nuovi posti letto che consentiranno il ricovero di altri pazienti.
Già alcuni giorni fa il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera dei Colli Maurizio Di Mauro, sollecitato dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, aveva lanciato un appello sulla complicata situazione del Cotugno. “C’è troppa gente ancora per strada e, mi dispiace usare un termine così duro, questo è sintomo di imbecillità”, è stata la pesante affermazione di Di Mauro.
“Non c’è nessuna scusante per queste persone che circolano in maniera ingiustificata per strada, – ha proseguito il direttore sanitario – fregandosene degli altri. L’unica possibilità per debellare questo virus è stare a casa. Noi stiamo facendo il nostro, rimanendo qui e mettendoci a disposizione delle persone che hanno bisogno. La gente che ha la fortuna di stare bene deve restare a casa, altrimenti rischia di renderci la vita impossibile.
In questo momento il Cotugno è pieno, tra terapia intensiva e posti letto ordinari. Noi, per quello che stiamo facendo, abbiamo già vinto. Tutti stanno dando l’anima, medici, infermieri e operatori sanitari”, è stata la conclusione di Di Mauro.
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