Napoli, in migliaia per l’ultimo saluto a Luciano De Crescenzo

Tantissime le persone che hanno partecipato ai funerali di Luciano De Crescenzo nella Basilica di Santa Chiara a Napoli. Il Comune intitolerà una strada allo scrittore-filosofo

Napoli, in migliaia per l’ultimo saluto a Luciano De Crescenzo

Migliaia di persone si sono ritrovate nella Basilica di Santa Chiara a Napoli per l'ultimo saluto a Luciano De Crescenzo, lo scrittore-filosofo morto a 91 anni lo scorso giovedì a Roma.

Amici e colleghi, autorità e semplici cittadini, nonostante il gran caldo, già di buon mattino hanno raggiunto il luogo sacro per partecipare ai funerali. Sguardi tristi, sì, ma anche tanti sorrisi sui volti dei presenti, soprattutto quando si ricordavano le celebri battute dei film di maggiore successo come il capolavoro “Così parlò Bellavista”.

“Il mare nei suoi occhi, il Vesuvio nel suo cuore”, ha scandito dall’altare padre Giovanni Paolo Bianco, il parroco di Santa Chiara che ha citato anche versi di “Era de maggio”, una delle canzoni classica napoletane più amate da De Crescenzo. “Luciano ha sempre sottolineato con importanza e passione il suo essere napoletano. Diceva: se dovessi rinascere vorrei rinascere napoletano. Credo che questo sia qualcosa che non solo ci riempie di orgoglio, ma ci fa capire la bellezza delle radici che non dobbiamo mai abbandonare”. “

Vogliamo ricordarlo, al di là del dolore del distacco, per il suo umorismo che oggi dovrebbe farci sorridere. Dobbiamo imparare da questo, l'eredità più bella delle persone che amiamo è portare avanti il suo pensiero, quello che ha saputo dare. In questo è stato un grande maestro” , ha concluso padre Bianco. Un pensiero sincero, questo apprezzato dai fedeli che hanno salutato l’intervento con un lungo e fragoroso applauso.

Prima della benedizione della salma, altri pensieri sono stati dedicati al “Professore Bellavista”, simbolo di una napoletanità che ormai sta scomparendo.

Il primo ad intervenire è stato l'assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Nino Daniele, con fascia tricolore in rappresentanza del Comune per l'assenza del sindaco Luigi de Magistris, a Palermo per le celebrazioni in ricordo di Paolo Borsellino. Daniele ha stupito tutti i presenti annunciando che vico Belledonne sarà intitolata a Luciano De Crescenzo.

“Proveremo a realizzarlo nonostante il limite dei 10 anni dalla morte, penso che troveremo la disponibilità di tutte le istituzioni che sono preposte a questo”. Applausi e commozione in chiesa.

"De Crescenzo, napoletano colto e civile, ricordava che non dobbiamo darci alibi perché altrimenti pregiudichiamo i futuro dei nostri figli e dei nostri territori. Era un messaggio di rigore che lanciava alla sua comunità con gentilezza e con un sorriso, è un messaggio prezioso che non dobbiamo dimenticare", ha detto invece il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca citando il dialogo tra il personaggio interpretato da De Crescenzo e un camorrista nel film “Così parlò Bellavista”.

Dopo i saluti istituzionali, sull'altare sono saliti gli amici di De Crescenzo. Marisa Laurito legge la prefazione di un libro del filosofo, "Panta rei". Le pagine ripercorrono velocemente la vita di De Crescenzo, dalle dimissioni all'Ibm agli amori, passando per i ricordi della figlia a quelli degli amici, dai premi ricevuti ai primi mali.

C'è una cosa che non cambierà mai: l'amore che tutti ti vogliamo. Hai illuminato la mia vita con la tua grande intelligenza, la tua ironia, l'amore mai decaduto, con la tua cultura”. “Io come te sono un “sperante”… Se ci sarà una risurrezione voglio rinascere con te a Napoli. Siamo abitudinari, ci piace Napoli”, ha concluso con le lacrime agli occhi la Laurito.

L’attore e regista teatrale Geppy Gleijeses, che ha recitato in “Così parlò Bellavista, ha ricordato che “quando girammo la famosa scena del camorrista con Nunzio Gallo, voi non lo sapete, ma per quella scena Luciano fu minacciato dalla camorra. Non l'ha mai detto".

L'ultimo messaggio è di Renzo Arbore, l'amico di sempre. "Luciano tocca a me”, ha urlato Arbore. “Mi hai fatto tanti regali ma quello che mi hai fatto oggi, l'applauso del tuo popolo, della tua Napoli, è il più bello, quello che ricorderò per tutta la mia vita, che non sarà lunga perché ti devo raggiungere, Lucià».

“Non ti posso sintetizzare, posso dire solo alcune cose: la Napoli che hai cantato non è quella del passato, della nostalgia. Napoli ha avuto tante stagioni che ci hanno fatto soffrire: il terremoto, la bambina morta a Forcella, le disgrazie. Ma questa è la Napoli di sempre che sotterrerà tutti noi, la Napoli della bellezza, della cultura, del sole, della sensibilità, dell'amore per il pubblico. La Napoli che sopravvive agli intellettuali che non ti volevano bene. Ti sei vendicato Luciano, scusa se faccio il tuo avvocato".

“In chiesa ci si scambia il segno di pace. Tu dicevi di essere un uomo d'amore. Luciano, io vorrei che ora il popolo di Napoli si scambiasse un segno d'amore”. I fedeli in chiesa hanno subito accolto l’invito e si sono stretti le mani. Un ulteriore omaggio all’amatissimo scrittore-filosofo.

“Di lui mi mancherà la sua sensibilità e il suo modo di leggere il presente. De Crescenzo è patrimonio di tutti i napoletani, è una delle espressioni più belle di questa città”, ha poi affermato commosso Benedetto Casillo, grande amico di De Crescenzo.

Applausi fragorosi accompagnano l’uscita del feretro dalla chiesa. E, come ultimo tributo al grande Luciano, i fedeli assiepati all’esterno della Basilica intonano “Era de maggio”. Qualcuno non riesce a trattenere le lacrime.

Le spoglie di De Crescenzo

saranno ora sepolte nel cimitero di Furore, in Costiera amalfitana. Buon viaggio Luciano. Ora la tua curiosità di “sperante” in una vita oltre questa vita saranno appagate. Napoli e l’Italia intera non ti dimenticheranno.

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