“Spegni la telecamera. Non fare riprese. Abbiamo bambini e se ci riprendete ci faranno problemi”. Ci accolgono così nel nuovo campo rom che ha trovato abusivamente spazio a Napoli, nel quartiere Poggioreale. La baraccopoli è stata messa in piedi da meno di un anno in un’area verde abbandonata. “Siamo 15 famiglie”, dicono due uomini all’ingresso. Alle loro spalle una ragazza dondola tra le braccia un piccolo neonato. Incuriositi, arrivano dei bambini. Una decina. Apparentemente non hanno più di 10 anni. L’accampamento dove vivono si trova sotto il ponte della Statale 162, a ridosso del comando provinciale di Napoli dei vigili del fuoco.
Per arrivare alle baracche bisogna addentrarsi. L’accampamento è raggiungibile percorrendo un sentiero sterrato. L’accesso è da un cancello in via del Macello. Lì troviamo Ana. Sta tornando con un carrello pieno di materiale recuperato dalla spazzatura. “Ho 73 anni”, dice. “Siamo qui da 8 mesi”, chiarisce. Con dolcezza ci parla e inizia a raccontare un po’ della sua vita. “Prendo prodotti dalla spazzatura per venderli. Guadagno 10,15,20 euro al giorno – svela -. Cinque euro li uso per mangiare e il resto vanno tutti in Romania per la casa della mia nipotina. La mia nipotina non ha più la mamma”. Dalla spazzatura i rifiuti finiscono sulle bancarelle della monnezza di piazza Garibaldi, dove vengono venduti per pochi spiccioli. “Mi aiuta anche la Chiesa con qualche regalo – poi afferma – E mi chiamano le signore e mi chiedono se mi può servire quello che hanno”. A zittire Ana ci pensa un uomo di passaggio. Dall’auto inizia a urlare qualcosa nella sua lingua e va via. “Non posso parlare”, dice Ana dispiaciuta mentre si allontana.
Tra le sterpaglie che costeggiano il sentiero che porta all’insediamento sono ammassati rifiuti speciali, anche pericolosi. Un tempo in quel posto c’era un campetto di calcio. A raccontarcelo è Ciro, che ha una proprietà contigua al campo dove si sono stanziati i rom: "Questa terra la gestiva un privato per conto del Comune e noi ci venivamo a passare il nostro tempo, fino a 20-25 anni fa. Poi è stata abbandonata". Indicando una parte della superficie oggi ricoperta da rifiuti e rovi, ricorda: “Qui c’erano gli spettatori. Noi il sabato e la domenica trascorrevamo il tempo qui, perché questa zona non offre molto”. Di quell’epoca sono rimasti una porta da calcio senza rete e lo scheletro di una casupola.
"Ci abitavano le persone che gestivano il campo e tutto il terreno, che era messo bene – rivela Ciro – Oggi sta in uno stato di abbandono. Gli stessi rom che stanno qua, più di una volta hanno invaso la nostra proprietà e hanno rubato di tutto, tanto che siamo costretti a togliere anche quel poco che è rimasto".Segui già la pagina di Napoli de ilGiornale.it?
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