La giornata è piovosa e addentrarci nelle campagne tra Napoli e Caserta non è un’impresa semplice. L’appuntamento con la Guardia ambientale del Wwf e con l’Associazione italiana sicurezza ambientale (Aisa) è stato fissato da tempo e, nonostante la fanghiglia e l’acqua scosciante che cade dal cielo, decidiamo di partire per il giro di ispezione alla ricerca dei cumuli di rifiuti sversati illecitamente. Quel materiale ogni giorno viene bruciato, dando vita ai roghi tossici, con conseguenze molto gravi per l’ambiente e per la salute dei residenti.
Il nostro viaggio comincia nel cuore di quella che viene definita Terra dei fuochi, un quadrilatero della morte dove la situazione resta ancora grave, nonostante da un po’ di tempo se ne parla meno. L’area a nord di Napoli resta una polveriera e la zona dei Cappuccini ad Aversa, a pochi passi dalla città, è un ricettacolo di rifiuti di ogni genere.
“Qui i roghi tossici – afferma Alessandro Gatto, biologo e volontario del Wwf – vengono appiccati spesso e i veleni non hanno mai smesso di inquinare aria, terra e acqua. Tutto ciò nei pressi di un antico e importante monastero, quello dei Cappuccini. Tempo fa lanciammo la proposta di creare in questo luogo un parco enologico e archeologico, da aprire alla cittadinanza. In questo modo avremmo preservato un’area verde, evitando gli sversamenti abusivi e i conseguenti roghi, ma il nostro suggerimento non è stato preso in considerazione”.
La pioggia continua a seguirci nei nostri spostamenti e, in un primo momento, impedisce ai volontari dell’Aisa di utilizzare il drone. Solo quando arriviamo nel territorio di Lusciano, ai confini con il Comune napoletano di Giugliano in Campania, il tempo ci dà una tregua. Di fronte a noi degli enormi sacchi bianchi al cui interno sono depositati i rifiuti.
“Questi enormi borsoni – continua Gatto – si chiamano big bags e sono il prodotto del lavoro ottenuto dopo le nostre segnalazioni. Arrivano nei luoghi inquinati gli operatori delle società partecipate della Campania e mettono i rifiuti, possibilmente differenziati, in questi grandi sacchi bianchi. Successivamente, ed è qui il problema, le borse rimangono a terra per mesi, o addirittura per anni, perché non vengono sollevate da chi ne ha la responsabilità, ossia gli enti locali, che non hanno soldi per portarli a corretto smaltimento”.
Quasi sempre accade che, nonostante questi rifiuti siano stati raccolti nelle big bags, il fatto che non vengano rimosse danno la possibilità alle bande criminali di incendiarle. “Oltre il danno anche la beffa – spiega il volontario del Wwf – dato che non solo vengono bruciati i rifiuti, ma anche i sacchi, provocando maggiore inquinamento”.
Ma perché i rifiuti vengono bruciati, qual è il vero motivo dei roghi? Gatto non ha dubbi: “Se io produco in nero, in regime di evasione fiscale, devo far scomparire le tracce dello scarto del mio lavoro”. Il procedimento è molto semplice: prima si depositano illegalmente i rifiuti e poi si incendiano. In questo caso la criminalità organizzata c’entra poco.
“Il fatto che ci sono aziende che evadono le tasse – dice Gatto – ciò non vuol dire che esista un collegamento con la camorra. I cartelli della criminalità organizzata hanno gestito tutto un altro sistema dei rifiuti, cose molto più grosse e pericolose. Non che questo tipo di sversamento sia meno preoccupante, attenzione. I roghi tossici provocano inquinamenti atmosferici inauditi e non parliamo solo di diossina”. Il responsabile delle Guardie ambientali del Wwf pensa sia riduttivo parlare di Terra dei fuochi.
“A me non piace questo termine – dichiara Gatto – perché è riduttivo. Io parlerei di Terra dei veleni, veleni che vanno a inquinare vari livelli del nostro ecosistema: aria, suolo, acqua, acqua di falda, acque superficiali. Le sostanze tossiche prodotte riguardano centinaia di idrocarburi aromatici ciclici e policiclici e diossine che non provocano solo il cancro. Alcuni studi sembrano confermare anche l’aumento di malattie neuro-degenerative, ma siamo ancora nel campo delle ipotesi”.
Per arrivare al mare, sul litorale domizio, attraversiamo Castel Volturno. Qui le bufale pascolano tranquille tra i rifiuti e sulla strada che ci porta alla foce del Regi lagni incontriamo discariche abusive sparse come oasi lungo un percorso che ricorda i luoghi di guerra.
“Siamo all’inizio di Mondragone – ci indica la spiaggia il presidente nazionale Aisa, Giovanni Cimmino – e vedere tutti questi rifiuti è impressionante”. Quaranta chilometri di costa, tra le più lunghe d’Italia, ridotte a un immondezzaio. “Poteva essere un luogo di attrazione turistica – chiosa il volontario – ma ci troviamo di fronte a una devastazione”.
Un nutrito stormo di gabbiani svolazza sulla foce dei Regi lagni, rendendo meno spettrale un luogo infernale. “Questo canale – conclude Gatto – prodotto di una canalizzazione più a nord di un antico fiume, il Clanio, doveva convogliare verso il mare acqua pulita.
Se noi andiamo a vedere, ma già dall’odore, ci rendiamo conto che ciò non avviene. Tutto il sistema dei Regi lagni dovrebbe essere in qualche modo rivisto. Questo canale non deve assolutamente sversare a mare inquinamento”.
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