Per gli attori teatrali napoletani di vecchia generazione, Eduardo De Filippo è un po' come Gualtiero Marchesi per gli chef stellati; quasi tutti giurano di averlo conosciuto o di averci avuto a che fare con esiti indimenticabili, e di doversi in qualche modo sdebitare. Vincenzo Salemme, come altri da Lina Sastri a Marisa Laurito a Marina Confalone gravitò da giovanissimo nella compagnia del Maestro nell'ultimo periodo, pochi anni prima che desse l'addio alle scene. Ciò avvenne al termine della tournée 1979-80 con lo spettacolo «Tre atti unici», che si chiuse a Milano al Teatro Manzoni in concomitanza con l'ottantesimo compleanno di De Filippo; «il mio ricordo più bello» lo definì Salemme, che proprio al Manzoni debutta oggi con la ripresa di «Natale in casa Cupiello» (fino all'8 dicembre), la tragicommedia più pop del grande drammaturgo, ogni anno riproposta sotto le Feste dalle teche Rai nella versione tv con Pupella Maggio, Luca De Filippo e Lina Sastri.
Salemme, atteso al varco dalla critica per il coraggio di vestire i panni del mostro sacro, ha già vinto la sfida lo scorso anno a Milano, sul palco del Lirico. Malgrado la rischiosa rivisitazione contemporanea e malgrado Salemme riesca difficilmente a scrollarsi di dosso lo stereotipo dell'attore comico da cinecommedie, il suo Natale è un successo annunciato, suffragato dai sold out delle due tournée. Pur riattualizzata ai tempi contemporanei, la versione di Salemme mantiene fedeltà al testo e l'assetto è brillante nell'interpretazione di Luca e degli altri personaggi principali, Antonella Cioli nel ruolo di Concetta, Antonio Guerriero in quello del bamboccione Tommasino, Fernanda Pinto nel ruolo della figlia Ninuccia. Il Salemme tragicomico aveva del resto già funzionato nella sua commedia «Una festa esagerata», andata in scena per teatro e televisione, in cui l'attore regista interpretò il ruolo del pater familias incompreso di una famiglia borghese napoletana; anche in quel caso, il protagonista fa a un certo punto riferimento al presepe, icona (forse) anacronistica che racchiude sentimenti e paure ancestrali nelle relazioni umane. E la magia immortale del Presepe eduardiano è una sorta di summa degli angeli e demoni che si annidano nei nuclei familiari, eredità artistica della «famiglia allargata» in cui i De Filippo furono faticosamente cresciuti, e che ai tempi d'oggi risulta ancor più attuale di ieri.
Così come sempre attuale è il confronto-scontro con la figura del «Padre», una sfida che Salemme non ha avuto paura di affrontare: «Portare in scena per la prima volta un'opera così fondamentale per il teatro italiano è stata una gioia immensa dice e respirando le parole di Eduardo ho potuto riscoprire una civiltà culturale che credo si stia affievolendo nel mondo di oggi. Anche per questa ragione, quindi, non potrei essere più felice di averlo ritrovato sul palco».
Per vincere la paura di essere sovrastato dal confronto, Vincenzo ha adottato una ricetta non scontata: «Semplicità e amore, amore per le mie origini, amore per Eduardo, per Luca, amore per quei Natali passati davanti alla tv per scaldarci il cuore».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.