Albania, toghe all'assalto: fanno tornare in Italia sette migranti

La sezione immigrazione del tribunale civile di Roma ha sospeso la convalida di tutti i provvedimenti di trattenimento nel Cpr albanese di Gjader. Il Viminale si costituirà parte civile davanti alla Corte di Giustizia Ue

Il centro migranti italiani nel porto di Shengjin, in Albania
Il centro migranti italiani nel porto di Shengjin, in Albania
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+++ Articolo in aggiornamento +++

Chiusa per giudici. La sezione immigrazione del tribunale civile di Roma ha sospeso la convalida di tutti i provvedimenti di trattenimento nel Cpr albanese di Gjader (sette dai due di stamattina), si tratta dei profughi provenienti dall'Egitto e dal Bangladesh e già trasferiti in Albania nel weekend dalla nave della Marina militare italiana Libra. Per uno di loro, arrivato in Albania e di cui è stato già riconosciuto lo stato di fragilità è stata disposta la permanenza in un Cpr Italiano. Gli altri sette invece torneranno in Italia e saranno liberi. Come anticipato nei giorni scorsi, i giudici della sezione immigrazione attendono il parere dalla corte di Giustizia europea. La motivazione riportata nel dispositivo fa riferimento, secondo quanto apprende LaPresse, alla decisione che dovrà essere presa a luglio del 2025 dalla Corte Europea di Giustizia. In attesa di tale decisione il provvedimento è quindi sospeso. Nel centro erano stati portati cittadini provenienti da Egitto e Bangladesh.

Intanto il Viminale ha fatto sapere che si costituirà davanti alla Corte di Giustizia Ue a seguito della decisione del tribunale di Roma di sospendere il giudizio di convalida dei provvedimenti di trattenimento dei sette migranti di origini egiziana e bengalese portati venerdì scorso nel Cpr italiano in Albania.

Non è ancora chiaro quali effetti avrà questa «sospensione», ma la sensazione è che il provvedimento rischia di congelare il Cpa di Gjader e il protocollo Italia-Albania sui migranti provenienti dai Paesi «sicuri». Il nodo del contendere, infatti, è capire, cosa succederà ai trattenimenti in corso. «In attesa del provvedimento della Corte Ue i trattenimenti vanno tutti sospesi, almeno per quei Paesi per i quali vi è dubbio che possano essere qualificati come sicuri - spiega una fonte al Giornale - perché, sulla base delle informazioni fornite dal ministero degli Esteri, alcune categorie di cittadini sono perseguitate». La decisione non riguarda solo l’Albania ma «tutti i trattenimenti disposti presso tutti i centri, italiani e no, rispetto al Paese o ai Paesi considerati “non sicuri” (Bangladesh ed Egitto, ndr) sottolinea la fonte, che preferisce attendere la lettura del provvedimento prima di esprimere altri giudizi.

La sentenza era nell’aria, lo aveva anticipato anche la presidente di Magistratura democratica e giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, Silvia Albano, tra i primi a chiedere «l’aiutino» alla Corte Ue per decifrare se l’elenco dei Paesi sicuri è applicabile per tabulas o meno.

«Se pensiamo ci siano elementi di frizione tra Costituzione, diritto Ue e certe norme abbiamo l’obbligo o di sollevare la questione di costituzionalità o di disapplicare o di mandare alla Corte di Giustizia», aveva detto la Albano alla kermesse per i 60 anni della corrente più «rossa» della magistratura che ieri aveva chiesto più dialogo: «Se si ascoltasse il parere dei giuristi forse verrebbero fuori leggi migliori», la sintesi del suo pensiero.

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