La figlia, le amanti, la latitanza: la vita privata di Messina Denaro

Da Andrea a Francesca fino a Maria sono tante le donne che hanno accompagnato Matteo Messina Denaro nella sua vita da padrino di Cosa Nostra

La figlia, le amanti, la latitanza: la vita privata di Messina Denaro

Boss di Cosa Nostra e super latitante, Matteo Messina Denaro, uno dei più pericolosi capo mafia arrestato nelle scorse ore a Palermo, ha avuto una vita privata movimentata da storie e amanti. Da Andrea a Francesca fino a Maria sono tante le donne che si sono alternate al fianco del boss.

Andrea, l'austriaca

A cominciare da Andrea Hasleher, cameriera di un albergo a Selinunte sulla costa trapanese, per la quale Denaro perse la testa negli anni '80. Quell'edificio di fronte al mare il boss lo frequentava spesso ed è lì che incontrò la giovane austriaca, che forse di lui conosceva ben poco. Le attenzioni del direttore dell'albergo, Nicola Consales, verso Andrea, però, scatenarono la gelosia del capo mafia, che fece trasferire la sua amante in una villa a Tiscina di sua proprietà. Il direttore venne poi assassinato in strada nel 1991 per avere provato a mettere alla porta "i mafiosetti" degli amici di Messina Denaro.

Francesca e la prima figlia

L'austriaca diventa un ricordo lontano quando Diabolik, così era soprannominato Denaro, incontrò Francesca Alagna, sorella del commercialista Carmelo Patti, nonché prestanome del padrino. Dalla loro relazione nacque, nel 1996, Lorenza la primogenita del capo mafia, che però l'uomo non ha mai conosciuto. Le due donne sono rimaste in seno alla famiglia di Matteo Messina Denaro nella casa della madre del boss a Castelvetrano fino al 2013, quando se ne sono andate.

Maria, la donna della latitanza

Maria Mesi è stata la sua donna-ombra durante la latitanza e lo ha nascosto alle forze dell'ordine in più di una occasione. "Sei la cosa più bella che ci sia" gli scriveva nei pizzini intercettati dagli investigatori e ancora: "Avrei voluto conoscerti fin da piccola e crescere con te, sicuramente te ne avrei combinate di tutti i colori perché da bambina ero un maschiaccio". Si firmava Marì o Mariella nelle lettere rinvenute dalle autorità in casa del cognato Filippo Guttadauro, mentre lui l'aveva soprannominata Tecla, forse per proteggere la sua identità. Della loro relazione si conoscono i dettagli grazie ai racconti forniti dai pentiti negli anni.

Come le vacanze fatte durante la latitanza del boss. Da quella nel 1995, quando i due trascorsero alcuni giorni a San Vito Lo Capo, nella villa messo a disposizione dal boss Vito Mazzara, fino al rischioso viaggio in Grecia, fuori dalla sua zona di sicurezza del boss.

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