Caso Airbag Takata, allarme sicurezza anche nel nostro Paese: prima vittima italiana

Le indagini della procura della Repubblica di Catanzaro sullo scontro tra una Citroën C3 e una Ford Fiesta

Caso Airbag Takata, allarme sicurezza anche nel nostro Paese: prima vittima italiana

Tornano ancora una volta al centro della cronaca gli airbag della Takata, dopo l'annuncio del richiamo da parte della Citroën di numerosi esemplari di C3 e DS3 prodotti fra il 2009 e il 2019: in questo caso, tuttavia, non si fa riferimento a nuovi modelli coinvolti nella vicenda, bensì a una questione tutta italiana.

Fino ad oggi, infatti, i casi di automobilisti il cui decesso era imputabile a un malfunzionamento dei sistemi di sicurezza prodotti dall'azienda giapponese fallita nel 2017 non avevano riguardato il nostro Paese. Ora, invece, la procura della Repubblica di Catanzaro sta conducendo delle indagini sulla morte sospetta di una ragazza avvenuta lo scorso 28 maggio dopo un incidente automobilistico. La vittima Martina Guzzi, di 24 anni, aveva perso la vita dopo lo scontro frontale tra la sua Citroën C3 e una Ford Fiesta.

Quello che inizialmente era apparso come un comune incidente stradale, tuttavia, sembrava nascondere dietro ben altro, per cui il procuratore Saverio Sapia aveva deciso di effettuare una serie di perizie per risalire alle cause del decesso della 24enne. Stando a quanto risultato dalla relazione redatta dalla direttrice della Scuola di specializzazione di Medicina legale dell’Università Magna Graecia di Catanzaro Isabella Aquila e da Roberto Arcadia della Motorizzazione civile, la tragica morte della giovane sarebbe da imputare all'airbag, esploso dopo l'impatto tra le due auto.

Il documento, visionato da Quattroruote, ha una prima parte in cui si fa riferimento al referto del medico legale, il quale descrive un'unica lesione sul corpo di Martina, rilevata in corrispondenza dell’emitorace destro: al suo interno "un corpo metallico semicilindrico" del peso di circa 20 grammi proveniente dal "meccanismo di detonazione dell'airbag dell’autovettura". Una parte che sarebbe stata sparata con una violenza tale da produrre una ferita simile "a quelle riscontrate nelle armi da fuoco". La giovane ha avuto un "arresto cardiocircolatorio acuto riconducibile ad asfissia e anemia attribuibili alla singola ferita prodotta dal corpo metallico".

Anche l'analisi tecnica condotta sul veicolo pare non lasciare dubbi circa la causa del decesso della 24enne: il perito ha infatti rilevato innanzitutto che l'airbag Takata era "completamente fuoriuscito dalla sede originaria", avendo esso perso completamente il meccanismo di aggancio al volante della vettura, il quale "ha lo scopo di trattenerlo e realizzare il cuscino d’aria a protezione del corpo del conducente dagli urti contro gli elementi interni dell’abitacolo".

A seguito di un esame più approfondito, è stato riscontrato anche un foro nell'involucro definito "anomalo" dall'esperto. Foro che sarebbe stato generato dall'espulsione violenta "di un corpo metallico dall’interno dell’involucro", che ha pertanto impedito al cuscino d'aria del sistema di sicurezza di gonfiarsi e di "svolgere la propria funzione ammortizzante e di protezione" e ha altresì provocato "la fuoriuscita della massa gassosa generata dall’innesco della reazione chimica endotermica", che ha investito la 24enne insieme al corpo metallico sopra citato.

La perforazione del cuscinetto può essersi verificata solo ipotizzando l'espulsione ad altissima velocità dall'interno di un "un elemento di idonee dimensioni con una determinata velocità di impatto, capace di determinare la rottura e la perdita di continuità dell’involucro". Il corpo di Martina è stato quindi presumibilmente esposto "all’azione di perforazione di elementi metallici e a quella della combustione indiretta della massa gassosa". A conferma di ciò ci sarebbe anche la rilevazione di una evidente alterazione sul metallo del volante, determinata presumibilmente da un fenomeno di alterazione fisico-chimica. In sostanza sembra proprio di leggere nella perizia quegli effetti di degradazione del nitrato di ammonio tanto temuti negli airbag Takata. In determinate condizioni climatiche di caldo e umidità, nel gas in origine compatto si formano delle piccole "fessure" per cui l'innesco dell'airbag in caso di incidente avviene in maniera più rapida e violenta: da qui nasce il pericolo per l'automobilista che, come nel caso di Martina, viene investito da detriti e pezzi di metallo proiettati all'interno del mezzo dallo scoppio del cuscino ammortizzante.

Dato che gli esami autoptici hanno consentito al perito di individuare un'unica lesione letale, la dottoressa Aquila ritiene di poter affermare che il decesso della 24enne "sia in nesso di causalità diretta con un malfunzionamento del sistema di detonazione dell’airbag che, a seguito dell’urto, proiettava ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a ferita d’arma da fuoco cagionando la ferita trapassante". Malfunzionamento, peraltro, ampiamente certificato dalla perizia ingegneristica effettuata da Arcadia. In sostanza a uccidere Martina sarebbe stato il tanto temuto airbag Takata.

Si aggiunga a ciò che, come documentato dal fidanzato della 24enne, proprietario della C3, il mezzo era finito nella lista di auto richiamate da Citroën. Il richiamo, motivato da potenziali difetti dell'airbag, venne recapitato il 18 maggio al ragazzo, il quale avviò immediatamente l'iter per provvedere alla sostituzione del pezzo.

Purtroppo, come emerso fin da subito, le officine non erano pronte a sobbarcarsi tutta quella mole di lavoro e il proprietario della C3 rimase invischiato nei ritardi: la casa automobilistica comunicò di aver preso in carico la sua richiesta solo il 18 giugno, quasi tre settimane dopo la morte di Martina.

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