Chi era Moussa Diarra, il migrante ucciso dopo aver aggredito i poliziotti

Il ventiseienne era tra gli ospiti del rifugio d’emergenza gestito dall’associazione Paratod@s. I problemi con la burocrazia e i farmaci per la depressione

Chi era Moussa Diarra, il migrante ucciso dopo aver aggredito i poliziotti
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Gli atti vandalici, l’aggressione ai poliziotti, il proiettile che non gli ha lasciato scampo. Nella mattinata di domenica 20 ottobre, il ventiseienne Moussa Diarra ha tentato di colpire alcuni agenti con un coltello alla stazione di Verona Porta Nuova, uno degli agenti ha sparato e lo ha colpito in pieno petto. Nonostante i tentativi di rianimazione dello stesso poliziotto, per il migrante originario del Mali non c’è stato niente da fare: i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Moussa Diarra era arrivato in Italia nel 2013, quando aveva 15 anni. Verona la città scelta, prima come tappa intermedia e poi come luogo per la ricerca della fortuna. Come riportato dal Corriera della Sera, era stato ospitato da “Il Samaritano”, struttura d’accoglienza per senzatetto della Caritas, per poi andare a vivere al “Ghibellin”, lo spazio occupato dal Laboratorio Autogestito "Paratod@s" in zona Porta Vescovo. La struttura era stata abbandonata per le condizioni fatiscenti, ma proprio pochi giorni fa è iniziato il trasferimento nella vicina Quinzano, in uno stabile abbandonato.

Moussa Diarra avrebbe dovuto unirsi al “Ghibellin” proprio nella giornata di ieri. Secondo L’Arena, aveva messo lo zaino sui furgoni diretti sul posto e avrebbe confidato ai conoscenti che li avrebbe raggiunti in bicicletta in un secondo momento. Ma qualcosa non è andato come previsto. E nelle ultime ore sono emersi dettagli sulle sue condizioni. Se secondo gli amici non faceva uso di alcol o di droghe, negli ultimi tempi aveva iniziato a soffrire di una forte depressione, probabilmente dopo che gli era stata tolta la protezione sociale. Per questo motivo assumeva farmaci.

Moussa Diarra era noto nelle varie realtà che si occupano di assistenza ai senza fissa dimora. Un ragazzo tranquillo e discreto, le testimonianze di chi lo conosceva più o meno bene. Un altro amico ha confidato che ultimamente parlava spesso da solo e se ne stava isolato.

Recentemente si era recato al Community Center in via Campo Marzo per essere supportato nei documenti e nella stesura del curriculum, necessario per trovare un impiego.

Per ricordare Moussa Diarra dalle 18 alle 20 di oggi si terrà un sit-in organizzato da “Paratod@s” e dalle altre associazioni davanti alla stazione di Verona, dove il 26enne ha perso la vita.

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