Si potrebbe dire che la mamma dei cretini sia sempre incinta. Ma sarebbe un po’ come sottovalutare le parole pronunciate non si sa bene da chi all’interno di un’aula universitaria alla Sapienza di Roma. Lo stesso istituto da cui venne cacciato Papa Ratzinger, a causa delle sue posizioni su scienza e fede; in cui venne contestato Daniele Capezzone, colpevole di non pensarla come i “compagni” studenti; e che adesso permette che in un’assemblea pubblica si inneggi non solo al criminale Alfredo Cospito, ma anche alle Brigate Rosse e ai terroristi protagonisti dei “rivoluzionari” anni di Piombo.
Quello mandato in onda ieri sera a Quarta Repubblica è un documento straordinario. E che meglio di mille parole permette di raccontare quel sottobosco che si sta muovendo in solidarietà a Cospito. Non solo le azioni dimostrative in tutta Europa contro le nostre ambasciate. Non solo i sassi lanciati contro i poliziotti. Non solo gli ordigni piazzati e le auto date alle fiamme. La brace che sta bruciando sotto la cenere è quella dei collettivi, dei centri sociali, dei gruppetti anarchici che promettono guerra allo Stato e che elogiano i terroristi rossi delle Br.
Tutto si svolge il 2 febbraio, all’interno della Sapienza, lì dove sono anche apparsi i cartelli choc che accusavano Mattarella, Meloni e Nordio (tra gli altri) di essere gli assassini di Cospito (ancora, peraltro, vivo e vegeto). La cronaca mette i brividi. Quando gli inviati di Quarta Repubblica provano a seguire il “comizio”, vengono dapprima presi a male parole: “Tu pensi che siamo dei coglioni? - dice uno dei ragazzi a Claudio Rinaldi - Per favore vattene affanculo. Poi però se ti meniamo non ti lamentare capito”. E ancora: “Guarda tu devi ringraziare che non ti prendiamo a calci in culo”.
Siamo all'antipasto. A preoccupare è piuttosto quanto viene detto all’interno dell’aula, il tutto registrato da un collaboratore della trasmissione introdottosi all’interno. Sono parole choc: “Alfredo Cospito è [un caso] esemplare. E come lui sono stati ricordati i compagni delle BR che sono in carcere da 40 anni. Quello che è stato fatto negli anni ’70 e ’80 ha avuto tale valore che ancora adesso lo Stato” maledice “quelli che chiamano Anni di Piombo e che invece sono stati anni rivoluzionari”. Capito? Le Br come vittime di un sistema. Le vittime degli anni ’70 e ’80 ridotte a effetto collaterale delle rivoluzioni.
E ovviamente le minacce: “Se Alfredo morirà - conclude l’ignoto aizzatore della Sapienza - sappiamo chi sono i responsabili. In quel caso la lotta continuerà, non finirà certo con la sua morte e sarà ancora più determinata. Chi sta dall’altra parte deve rendersene conto”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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