Scoperto il mistero del cervello "vetrificato": ecco cosa svelano le ricerche

Lo studio condotto da un team di archeologi italo-tedesco ha portato a risolvere un mistero giunto sino a noi

Scoperto il mistero del cervello "vetrificato": ecco cosa svelano le ricerche
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Risolto il mistero del cervello vetrificato di Ercolano. Dopo anni di studi e di ipotesi, sembra essere dunque arrivata la soluzione dell'enigma, e ciò è stato possibile grazie all'instancabile lavoro di un team di archeologi italiani e tedeschi. Il reperto è una conseguenza dell'eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C., e si tratta dell'unico cervello umano vetrificato al mondo.

Negli anni si sono avute diverse informazioni a riguardo. Si è saputo, ad esempio, che esso apparteneva a un ragazzo di circa 20 anni che, al momento dell'ondata di calore emessa dal vulcano, si trovava disteso all'interno del Collegio degli Augustali, in quello che è poi divenuto il Parco Archeologico di Ercolano. Tante le ipotesi su questo personaggio. Poteva essere il custode del luogo di culto in cui era solito riunirsi il collegio sacerdotale dei Sodales Augustales, chi può dirlo.

Il cervello vetrificato ha destato l'attenzione di tutto il mondo, ed è stato sottoposto a numerosi esami. Si tratta infatti di un caso unico nel suo genere, dal momento che il vetro si origina a seguito di un rapido raffreddamento dallo stato liquido, che permette la cristallizzazione durante il passaggio allo stato solido. Non è affatto usuale che ciò avvenga. Quali condizioni hanno permesso la vetrificazione del materiale cerebrale rinvenuto a Ercolano? Questo è stato il grande interrogativo degli studiosi.

Il professor Guido Giordano, vulcanologo del Dipartimento di Scienze dell'Università Roma Tre, ha guidato il team di ricercatori italo-tedesco. L'importante risultato dello studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports con il titolo "Unique formation of organic glass from a human brain in the Vesuvius eruption of 79 CE".

Il materiale vetrificato è stato esaminato tramite immagini in microscopia elettronica, spettrometria Raman ed esperimenti calorimetrici effettuati su alcuni frammenti. Ciò ha portato alla conclusione che la vetrificazione cerebrale si è verificata attraverso uno straordinario processo di rapida esposizione del materiale organico prima a temperature elevatissime - parliamo di 510° - e poi a un altrettanto veloce raffreddamento. In questo modo è arrivato fino a noi un reperto unico nel suo genere, che ha permesso agli studiosi di osservare del materiale cerebrale preservato integralmente, con tutte le sue microstrutture.

"Sulla base delle nostre scoperte e dell'analogia con moderne osservazioni sulle eruzioni vulcaniche, ipotizziamo che nel 79 d.C. si sia verificato tale scenario: dopo le prime ore di eruzione che produssero la colonna eruttiva osservata e descritta da Plinio il Giovane, nella notte del 24 agosto (o forse 24 ottobre come recenti scoperte suggeriscono) iniziarono i primi flussi piroclastici che progressivamente distrussero Ercolano", ha dichiarato all'AdnKronos Guido Giordano. "Il primo di essi raggiunse la città solo con la sua parte di nube di cenere diluita ma caldissima, ben oltre i 510 gradi Celsius.

Lasciò a terra pochi centimetri di cenere finissima, ma l'impatto termico fu terribile e mortale, seppur sufficientemente breve da lasciare - almeno nell'unico caso del ritrovamento nel Collegium Augustalium - resti di cervello ancora intatti. La nube deve essersi poi altrettanto rapidamente dissipata, consentendo a questi resti di raffreddarsi così rapidamente da innescare il processo di vetrificazione".

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