
Ancora una forte scossa di terremoto ai Campi Flegrei a Napoli, dove nella tarda serata di ieri è stato registrato un sisma di 4 gradi sulla scala Richter, il secondo in meno di una settimana. Nell'area napoletana sembra si stiano verificando nuovamente le dinamiche della crisi bradisismica degli anni Ottanta, anche se con un maggiore incremento nell'altezza del suolo in un tempo minore. "Non siamo in grado di prevedere quel che può accadere, certamente ci stiamo avvicinando a una situazione di crisi come quella, appunto, di 40 anni fa", spiega al Corriere della sera il geologo Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
L'evoluzione a cui si assiste può essere considerata "normale" ma i rischi sono elevati nell'area della caldera. I Campi Flegrei, infatti, sono una zona ad altissimo rischio sismico che sorge in una enorme caldera con svariati vulcani attivi. Le manifestazioni gassose in questa zona sono pressoché all'ordine del giorno ma si è entrati in una fase nuova, diversa, che sembra avere le caratteristiche della maggiore crisi dell'età contemporanea, che portò a un sollevamento del suolo, tra il 1982 e il 1984, di circa 3 metri. La frequenza e l'intensità dei terremoti è in aumento nelle ultime settimane ma la situazione è tenuta sotto stretto controllo degli istituti dediti al monitoraggio.
"Come Osservatorio Vesuviano dell'Ingv stiamo monitorando anche le variazioni eventuali di gas e la velocità del sollevamento del bradisismo", prosegue Doglioni e, al momento, non si registrano variazioni che possano generare maggiore allarme per una imminente eruzione, o crisi eruttiva. "Non abbiamo elementi che ci possano portare a dire che ci sarà una eruzione, però ci sarà un aumento della sismicità facilmente prevedibile dall'osservazione statistica del numero crescente di eventi", dice ancora il geologo. I terremoti di quest'area sono dovuti alla potenza di risalita dei gas dal sottosuolo, che fanno aumentare la pressione delle acque che si trovano al di sotto della superficie.
Dall'Ingv spiegano che le probabilità di un'eruzione sono al momento molto basse, ma comunque non escluse. Dal 2005, quando ha ripreso la risalita del suolo, si è già registrato un aumento di 170 cm sul livello minimo della fase discendente. Nell'area di Solfatare-Pisciarelli si registra una quantità di circa 3.000 tonnellate di CO2 in risalita ogni giorno.
Il monitoraggio è utile soprattutto a valutare la quantità di magma in risalita, ma al momento non ci sono elementi preoccupanti in tal senso. Ovviamente, la popolazione è in continuo allarme e nei prossimi giorni potrebbero essere effettuate prove di evacuazione per valutare la capacità di rispondere a una possibile emergenza.
Manco se la penisola si dividesse in due!
darebbe pure la mano per facilitare l'evacuazione, magari pur non avendo un'altra casa trovare in modo tempestivo dove poter andare monitorando sempre i tempi.
Che fenomeni.
P.S.: è già stato detto che è colpa della Meloni?
Il Brambilla, a la7 l'altro giorno, solo perché ha detto che lui avrebbe paura e non vivrebbe mai li, lo hanno apostrofato come fascista, in modo piuttosto veemente, con quel p..la di parenzo che gongolava...
Il sindaco di un paese di quelle parti (non ricordo quale) diceva che andava tutto bene e che non si doveva creare allarmismo altrimenti perdevano il turismo...
Peccato che tu all'epoca non fossi ancora nato, altrimenti avresti potuto suggerire ai primi pionieri di non costruire lì.
Considera che il più dell'80% dei cittadini italiani vivono in territori a rischio, idrogeologico, vulcanico, sismico, ecc. ecc.
Formula un piano serio per ridurre la popolazione dell'80% e farla vivere solo in zone prive di rischi, e ti prenderò sul serio.
Alla fine della fiera resta sempre il punto fondamentale: cosa c'entra questa presunta lezione di grammatica con il mio commento? Solo tu lo sai.