
Nel Romanzo criminale della banda della Magliana mancava solo la parolina magica: mafia. A tirarla fuori a distanza di 35 anni è Maurizio Avola, i pentito di Cosa Nostra a cui la procura di Caltanissetta non crede che dice di aver non solo partecipato alla strage di via D'Amelio, in cui perse la vita aolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, ma di avere anche materialmente partecipato all'omicidio di Renato De Pediis che nella fortunata fiction era il Dandy.
Fu ucciso in via del Pellegrino, vicino Campo dei Fiori, con un colpo preciso sparato alla nuca mentre era sul motorino. Lui provò a resistere poi stramazzò al suolo e morì, più o meno come viene ricostruito appunto nella fiction basata sui libri dello scrittore Giancarlo De Cataldo. Qual è il problema? Che, così come per Borsellino, gli inquirenti hanno seri dubbi sul fatto che Maurizio Avola che si è già attribuito nel famoso libro scritto con Michele Santoro, “Tutta la verità" una serie di altri omicidi.
A quanto risulta nell’infuocato 19 luglio 1992 agli inquirenti del tempo, Avola aveva un braccio ingessato e quindi molto difficilmente avrebbe potuto preparare l'ordigno posizionato nella 126 bianca scoppiato sotto la casa della madre di Paolo Borsellino in via D'Amelio a Palermo, appuntamento al quale lui non sarebbe dovuto andare perché quella fu una sorta di improvvisata. È altrettanto poco credibile secondo la polizia e secondo la procura di Caltanissetta, che sta indagando sulle stragi in cui verso la vita Borsellino e Giovanni Falcone la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della due scorte, che Maurizio Avola abbia effettivamente partecipato all’omicidio di De Pedis avvenuta il 2 febbraio del 1990, intorno alle ore 13, a Campo de' Fiori. Perché? Secondo quanto risulta alla Polizia di Stato? Maurizio Avola era sotto un regime così detto di sorveglianza speciale vale a dire che aveva un obbligo di restare a casa. Secondo la questura si trovava nella sua abitazione siciliana, alle ore 22 e 10 dell'1 febbraio a Catania. Tra la firma della sera prima e l’omicidio ci sarebbe una finestra temporale di 14 ore. È possibile che Avola abbia fatto circa 900 km, quelli che separano Catania da Roma, in un tempo ragionevolmente sufficiente da fargli compiere l’attentato. Lui sarebbe tutto arrivata a Roma circa due ore prima dell'omicidio e questo potrebbe costituire un meraviglioso alibi. Il problema è che le strade non sono quelle di oggi, in quegli anni in particolare sulla Salerno-Reggio Calabria era altamente probabile trovare cantieri o incidenti stradali nei quali si rischia di perdere molte ore, quindi difficile pensare che quell'operazione sia andata perfettamente liscia.
Ma c'è un altro problema. De Pedis non era facilmente reperibile, anzi. Lui stesso temeva che qualcuno potesse attentare la sua vita e si muoveva con grande discrezione, per cui l'informazione che Avola avrebbe avuto assieme all'altro presunto killer di mafia Aldo Ercolano che avrebbe materialmente sparato il colpo di pistola sarebbe di quelle preziose. Se Avola avesse ragione, contrariamente a quello che pensa la polizia e la Procura di Caltanissetta, questo vorrebbe dire che Avola aveva a disposizione delle informazioni sensibili, arrivate magari da fonti vicine ai servizi segreti, visto che la banda della Magliana è sempre stata un coacervo di interessi trasversali, come dicono anche le cronache giudiziarie secondo cui la componente malavitosa romana sarebbe stato protagonista di alcuni dei più pericolosi e inquietanti misteri italiani, dal caso Moro alla sparizione di Emanuela Orlandi. A distanza di 35 anni restano ancora troppi punti interrogativi. Quali poteri si sono messi d'accordo per riscrivere la storia d'Italia a colpi di p38 e di tritolo? C’è veramente un nesso tra la morte di De Pedis e le stragi del 1992? Perché la mafia avrebbe dovuto ucciderlo? Per fare un favore a chi? E soprattutto su ordine di chi? Questo ovviamente Avola non ce lo dice ed è un segreto che rende la sua testimonianza ancora meno credibile di quanto già non fosse.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.