Il 13 novembre del 2015 il terrore piomba su Parigi. Ancora una volta l’urlo Allah Akbar squarcia il silenzio della notte europea, portando con sé paura e sangue. Molto sangue. All’interno del Bataclan, i jihadisti mandati dallo Stato islamico ammazzano 130 persone e ne feriscono oltre quattrocento. È un massacro. Che colpisce la Francia e che spinge tutti i governi europei ad aumentare il livello di sicurezza. In Italia viene creata la Task Force Giubileo in cui viene chiamato ad operare anche l’allora tenente colonnello Giuseppe Diotallevi, oggi generale di Brigata al comando dei Granatieri di Sardegna e del Raggruppamento Lazio Abruzzo nell’operazione “Strade Sicure". È lui, oggi, che si appresta, - proprio mentre il terrore, seppur di diverso colore, è tornato a colpire l’Europa - a garantire la sicurezza dei pellegrini durante il Giubileo a distanza di nove anni da quel tragico attentato.
Generale, quante forze sono in campo e di che tipo in vista del Giubileo?
Sono stati schierati circa 1600 uomini e donne dell'Esercito, che vanno dalle pattuglie al personale che si occupa della sicurezza fisica dei siti sensibili, alle unità di comando e controllo del mio raggruppamento. È il comando che - per parlare in termini tattici - dipende direttamente da me e gestisce l'operazione.
Da dove provengono queste forze?
Sono forze di vario tipo. Vengono rappresentante sicuramente tutte le armi e molte delle specialità dell'Esercito. Questo gruppo operativo rappresenta uno spaccato della Forza Armata ed esprime l'impegno dell'Esercito nel contribuire allo svolgimento di questa missione nel migliore dei modi, garantendo la presenza di tutte le anime che ci compongono a difesa della collettività.
Quello del Giubileo è un contesto particolare: si svolge a Roma in uno Stato estero. Che collaborazione c'è con il Vaticano e con la Prefettura?
Noi operiamo sotto un decreto interministeriale che vede impegnati il ministero degli Interni e della Difesa. Siamo a supporto dell'autorità di pubblica sicurezza, che in questo caso è rappresentata dal signor prefetto di Roma. La collaborazione è all'origine: con la polizia di Stato e con gli organi di sicurezza. Per quanto riguarda i rapporti con la Città del Vaticano si sostanzia nel rapporto che noi – e io particolarmente – abbiamo con il comandante della gendarmeria vaticana. Ci sentiamo e ci aggiorniamo in base alle esigenze reciproche.
Che emozioni prova nel garantire la sicurezza di così tante persone durante un evento così importante?
Da cittadino, da italiano, da uomo che veste l'uniforme e da cattolico, provo emozioni forti. A volte ho difficoltà a realizzarlo. Quando realizzo l'importanza e la grandezza dell'evento ho difficoltà a credere che tutto questo sia toccato a me. È una grande sfida e una grande fortuna. È una doppia medaglia. Da una parte c'è l'orgoglio per essere stato individuato a svolgere un compito simile, dall'altra sento la responsabilità che ho sulle spalle.
C'è qualche consiglio che può dare ai pellegrini per la loro stessa sicurezza?
I consigli che mi sento di dare sono quelli che darei a chiunque, a pellegrini e cittadini che vivono a Roma. Per qualsiasi aspetto che riguarda la sicurezza invito tutti a fare riferimento alle forze di sicurezza, alla polizia e ai nostri militari che sono in servizio sul territorio della città di Roma.
I pellegrini arriveranno per lo più usando stazioni e aeroporti che sono luoghi sensibili. Quali sono le criticità di tali siti?
Insieme agli organi di polizia abbiamo effettuato studi e valutazioni e stiamo monitorando continuamente il flusso dei pellegrini. Non le nascondo che sono, allo stato attuale, il nostro sforzo principale. Sono tra gli obiettivi più sensibili sui quali poniamo maggiore attenzione. Congiuntamente con il ministero degli Interni è stata lanciata un'operazione all'interno dell'operazione “Stazioni Sicure”. Poniamo particolare attenzione alle due stazioni di Termini e Tiburtina. Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna tener presente che attualmente ci sono tra i 400.000 e i 600.000 spostamenti giornalieri solo sulla stazione Termini, pari a quella di una popolazione di una città come Bari. In queste due stazioni c'è stato un rinforzo della nostra presenza e dove c'è una particolare gravitazione delle forze anche per quanto riguarda la selezione del personale. Personale che è altamente addestrato e preparato, ma in particolare gli uomini impiegati nelle stazioni sono il meglio che l'Esercito può mettere in campo.
Il 2015 è stato l'annus horribilis per quanto riguarda il numero di attentati in Francia. Lei in quel periodo era il comandante di un gruppo tattico della Task Force Giubileo. Ci può raccontare come ha vissuto quei momenti?
Sono stati momenti concitati. Ricordo ancora la mezzanotte del 14 novembre in cui venni chiamato e mi fu detto dal comandante del reggimento di quel periodo che mi sarebbe arrivato un ordine per schierarmi sulla città di Roma per far fronte al Giubileo straordinario. Il drammatico evento di Parigi era accaduto il giorno prima. È stata un'attività coinvolgente, carica di emozioni. L'abbiamo gestita a dovere grazie all'addestramento, alla mentalità, che è tipica della nostra Forza Armata, della prontezza. Nessun’altra organizzazione del nostro Paese avrebbe potuto fare quel che abbiamo fatto noi in quel momento: schierare 600 persone con un giorno di preavviso durante il fine settimana. L'ordine è arrivato di notte, domenica. Ci siamo riusciti grazie all'addestramento, alla mentalità e alla prontezza che sono le caratteristiche che ci contraddistinguono. Ci furono eventi concitati, difficili da gestire – e lo abbiamo fatto – anche grazie all'utilizzo del metodo di combattimento militare - MCM, un metodo sviluppato dall’Esercito Italiano per il combattimento ravvicinato anche a mani nude e che è stato utilizzato in quegli anni. Oggi è diventato una prassi da usare, purtroppo, per intervenire per gestire situazioni veramente difficili.
La situazione in Medio Oriente è tesa e, proprio qualche giorno fa, c’è stato un attentato in Germania. Ieri c'era l'Isis ma, anche se nessuno lo ricorda, c'è ancora: teme siano possibili azioni di lupi solitari o di gruppi organizzati?
Noi siamo pienamente consapevoli della situazione. Grazie all'eccellente collaborazione che abbiamo con gli organi di polizia – con i quali c'è un costante e continuo flusso di informazioni – possiamo avere un quadro della situazione chiaro e continuamente aggiornato, e soprattutto che è aderente alla necessità di garantire la sicurezza ai cittadini e pellegrini. La chiave del successo, in sintesi, è questo continuo flusso di informazioni. Che viene garantito, sia da parte dell'Esercito che degli organi di pubblica sicurezza.
Siamo ormai a fine anno, il classico periodo in cui le persone fanno il proprio bilancio. I numeri del suo raggruppamento di Strade sicuro sono chiari: oltre quattro milioni di controlli (3 milioni persone e 1 milione auto/motoveicoli); e oltre 100 persone tratte in arresto/denunciate/poste in stato di fermo. Questi sono i numeri. Come li legge?
Quando si tratta di fare queste valutazioni si tende a far riferimento a chilometri percorsi, numero delle pattuglie schierate, delle ore di servizio, di persone fermate, arrestate, identificate. Vorrei però fare un passaggio in più e fare una valutazione che si rivolge alle sensazioni che raccogliamo sul terreno. Grazie ai nostri uomini e donne sul terreno e ai comandanti vicino a loro, io stesso trovo riscontri – pratici e concreti – da parte del personale civile che ci ringrazia per quello che facciamo.
Facendo riferimento all'operazione Stazioni Sicure, per esempio, in diverse occasioni molti proprietari di negozi si sono avvicinati a noi e ci hanno ringraziato dicendo che, con la nostra presenza, si sentono più sicuri. Questo deve essere chiaro: anche grazie alla collaborazione con la polizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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