Chicco Testa, presidente di Fise Assoambiente ed ex presidente Enel, di recente il vicepresidente di Erg Alessandro Garrone ha detto che i prezzi delle aste di energia da fonti rinnovabili sono troppo bassi. Ma le rinnovabili non dovevano essere economiche?
«Da anni ormai si dice che la validità del fotovoltaico e dell’eolico è nel minor costo di produzione. Però se costano troppo poco ci vogliono incentivi. È una contraddizione. Se facciamo la somma di tutti gli incentivi concessi, otteniamo quattro “conti-energia“ (i fondi che sussidiano la produzione, ndr). E non è finita. Il ministero dell’Agricoltura ha assegnato 1 miliardo per gli impianti agrifotovoltaici. Il costo delle comunità energetiche dovrebbe essere intorno a 5,5 miliardi. E il Superbonus 110% ha finanziato 2 Gigawatt di impianti solari.
Abbiamo impelagato i conti pubblici per i prossimi anni, ma abbiamo il fotovoltaico...».
Il settore delle utility come ha reagito?
«Elettricità Futura, la federazione confindustriale dei produttori elettrici, ormai è una grande lobby per le rinnovabili. Dall’altro lato, ci sono invece le industrie che consumano l’energia elettrica che pagano costi sempre maggiori.
Inoltre, il carattere intermittente delle rinnovabili ci pone il problema di garantire energia quando solare ed eolico non sono disponibili. Oggi, infatti, garantiamo la sicurezza elettrica del Paese importando 7-8 Gigawatt di potenza dalla Francia».
C’è anche un problema strategico di deflusso di risorse.
«Le rinnovabili sono un settore molto sostenuto da fondi stranieri. Per cui la rendita finanziaria va in gran parte a soggetti anche non italiani. I pannelli, inoltre, continuiamo a comprarli in Cina. Non so come farà la fabbrica che costruirà l’Enel a fare concorrenza a quei prezzi. Quindi dov’è l’affare per l’Italia?».
Un problema del Pnrr è l’idroelettrico perché vanno rimesse di nuovo a gara le concessioni. Non è rischioso?
«Credo che la proposta di rinnovare le concessioni in cambio di piani di investimento degli attuali concessionari sia la migliore. Fra l’altro non sono ancora riuscito a capire in quale altro Stato europeo siano state bandite le gare per assegnare le concessioni idroelettriche. Non vorrei che ancora una volta noi fossimo i primi della classe “mazziati e cornuti”».
Il Consiglio Ue dell’Energia ha affrontato il tema del nucleare su proposta francese. È favorevole?
«L’Europa ha follemente boicottato qualsiasi iniziativa sulla spinta dei tedeschi che hanno chiuso tre centrali nel momento più doloroso della crisi energetica. Si sono resi conto che senza il nucleare gli obiettivi di decarbonizzazione sono irraggiungibili. Non a caso, la Francia ha una produzione di CO2 per unità di energia che è un ottavo di quella tedesca. Però la Germania è verde...».
L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha certificato che il 2023 è stato un anno record per le emissioni climalteranti. Quella dell’Europa è fatica sprecata?
«Nel 2030 i quattro quinti dell’umanità vivranno fuori dall’area Ocse. Asia, Africa e buona parte del Sud America hanno un bisogno enorme di energia. È chiaro che questi Paesi per crescere economicamente hanno bisogno di energia e pensare che possa essere garantita solo dalle fonti rinnovabili è tecnicamente assurdo. E quindi producono con il carbone, perché è il combustibile meno caro, più facile da usare e più abbondante nel mondo».
L’ecologismo oltranzista contrappone al totem delle rinnovabili il tabù delle infrastrutture. Cosa pensa di chi si oppone al Ponte sullo Stretto?
«In primo luogo, in Italia c’è un conservatorismo di fondo che non accetta l’innovazione. Punto secondo: il territorio italiano è molto sensibile ad impatti importanti ma questa non può essere una scusa per non fare niente. Il Ponte di Messina sarebbe un’opera che segnerebbe la storia, di valore assoluto e che richiamerebbe sull’Italia un’attenzione enorme».
Lo sbilanciamento verso le rinnovabili può determinare conflitti di interesse in Confindustria che potrebbero incidere sul rinnovo della presidenza?
«Il presidente del gruppo Erg, Edoardo Garrone, è un imprenditore importante che oggi ha il suo business esclusivamente dalle rinnovabili, quindi la profittabilità del suo business dipende dalle autorizzazioni che vengono rilasciate dagli organismi pubblici e dal livello dei prezzi, fissato per legge, che magari possono favorire la sua azienda, ma che non favoriscono i consumatori e le altre aziende che la devono consumare».
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