Le carceri italiane sono delle bombe a orologeria pronte a esplodere e non è una novità che il sovraffollamento delle strutture nel nostro Paese abbia raggiunto il 130%. Tuttavia, come ha spiegato alcuni giorni fa Leo Beneduci, segretario generale dell'Organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria, a il Giornale, tutti i problemi non possono essere ricondotti esclusivamente a questi. Esistono dinamiche complesse all'interno delle carceri capaci di scatenare la più tribale delle violenze, come accaduto nella serata di martedì 27 agosto nella casa circondariale di Ivrea, in provincia di Torino.
Un detenuto gambiano di 29 anni, già noto all'interno della struttura per episodi di intolleranza e comportamenti contrari alle regole carcerarie, ha aggredito due agenti della Polizia Penitenziaria. "Approfittando del fatto che un agente stava aprendo il cancello della sezione per consentire l'uscita di altro agente, cercava di uscire intrufolandosi con forza", si legge in una nota del sindacato Osapp. Quindi, "vedendo che l'agente gli ostacolava il passaggio, prendeva l'operatore di Polizia per la maglietta e lo trascinava nella sezione dove iniziava a colpirlo ed insultarlo" e, "quando l'altro agente accorreva in suo aiuto cercando di bloccarlo immobilizzandolo, gli sferrava un violento calcio al volto procurandogli un ematoma all'occhio sinistro".
Solo l'intervento degli altri operatori in servizio ha evitato il peggio. Dal sindacato fanno notare che "da tempo e ripetutamente è stato fatto presente che alla Casa Circondariale d'Ivrea manca il Comandante di Reparto titolare, figura 'perno', che impartisce direttive e linee guida con conseguente totale abbandono a se stesso del personale". Ma l'Osapp ci tiene anche a mettere in evidenza nella sua nota che, "chi di dovere, non provvede nemmeno ai trasferimenti dei detenuti responsabili che ogni giorno si rendono protagonisti di atteggiamenti aggressivi e violenti che mettono a grave repentaglio l'ordine e la sicurezza interna dell'Istituto". Questo ha conseguenze facilmente immaginabili all'interno della struttura carceraria, dove "i detenuti spadroneggiano all’interno senza preoccupazione alcuna, ‘comandano’ e fanno ciò che vogliono senza temere sanzione in merito a tali comportamenti interni".
Gli agenzi di Polizia Penitenziaria operanti a Ivrea, ma non solo, sono allo stremo delle proprie e per questo motivo il segretario Beneduci vuole rivolgersi al ministro della Giustiza, Carlo Nordio, affinché avvii "una indagine ispettiva da subito al fine di comprendere presso l’amministrazione penitenziaria centrale quali sono i motivi ostativi che impediscono la nomina di un comandante di reparto titolare rimuovendo ogni ostacolo e avvicendando senza indugio i vertici responsabili di una siffatta e grave situazione".
Ma Ivrea non è un caso isolato, come dimostra anche quanto avvenuto a Cuneo ieri, mercoledì 28 agosto, dove "un detenuto straniero si è arrampicato 'come un ragno' attraverso i cortili di passeggio, salendo fino al tetto centrale del carcere, dove ha protestato per circa tre ore", fa sapere Osapp. In queste condizioni, prosegue il sindacato, "il Personale sa quando va a lavorare, ma non sa quando termina e se rientra a casa. È una vergogna immane".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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