“L’Italia non ha voce in capitolo”. Il prof di diritto corre in soccorso all’Ong fuorilegge

Nave Ong Sea-Eye sanzionata dall'Italia per la terza volta. Il professore tedesco accusa: "Detenzione e multa violano la Repubblica Federale di Germania nei suoi diritti come Stato di bandiera del Sea-Eye 4"

“L’Italia non ha voce in capitolo”. Il prof di diritto corre in soccorso all’Ong fuorilegge
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Terzo blocco dall'inizio dell'anno per la nave Ong Sea-Eye, fermata nel porto di Vibo Valentia per ulteriori 20 giorni. In assenza di un comunicato ufficiale da parte della Guardia costiera italiana, è l'equipaggio dell'organizzazione non governativa ad aver fornito la sua versione dei fatti, sostenendo di essere stata sanzionata non aver seguito le istruzioni della Guardia costiera libica. Immancabile, l'ennesimo annuncio da parte della Ong di un'azione legale contro l'Italia. I precedenti blocchi alla nave che risalgono ai mesi di giugno e di agosto.

Il decreto Piantedosi contro gli sbarchi illegali ha portato a numerosi fermi amministrativi delle navi Ong dalla sua introduzione, ristabilendo il principio di sovranità dell'Italia sui suoi confini. È l'autorità italiana che ha competenza decisionale all'interno delle sue acque territoriali. L'intervento della nave Ong sarebbe avvenuto all'interno dell'area Sar libica, un tratto di mar Mediterraneo ricadente in acque territoriali ma, convenzionalmente, sotto la giurisdizione libica in caso di interventi di soccorso. Si tratta di una convenzione adottata dai Paesi mediterranei per gestire al meglio eventuali interventi di soccorso in mare. In quel tratto di mare l'Italia non ha alcun obbligo di intervento e ha indicato alla nave di rivolgersi all'autorità di competenza, ossia quella libica. Davanti al diniego della nave e alla sua intenzione di procedere comunque verso lo sbarco in Italia, nel momento in cui la nave ha passato le acque territoriali del nostro Paese, su autorizzazione dell'autorità, si è automaticamente sottoposto alla giurisdizione del nostro Paese. Tuttavia, ora dalla Germania fanno la voce grossa contro il nostro Paese.

La Ong ha interpellato Valentin Schatz, professore di diritto pubblico e diritto europeo all'Università Leuphana di Lüneburg, secondo il quale "l'ordine di detenzione e la multa sono privi di qualsiasi base di diritto internazionale e violano la Repubblica Federale di Germania nei suoi diritti come Stato di bandiera del Sea-Eye 4". Quindi, nel suo intervento, il Schatz aggiunge: "Secondo la SRÜ, spetta esclusivamente allo Stato di bandiera emanare regole di condotta per il salvataggio in mare che si applicano alle sue navi nelle acque internazionali".

È vero che la nave Sea-Eye, batte bandiera tedesca, quindi in base al diritto internazionale la sua superficie è un'estensione del territorio di assegnazione. È altrettanto vero che, in base a questo, le domande di asilo da parte dei migranti che la nave raccoglie in mezzo al mare in acque internazionale dovrebbero essere avanzate su territorio tedesco, che è quello di prima toccata per chi viene portato a bordo. Ma, come è ben noto, ciò non avviene. Anzi, la Germania ha approvato finanziamenti per 8 milioni in 4 anni per le Ong che operano nel Mediterraneo e portano i migranti in Italia.

Se il professor Schatz rivendica la piena giurisdizione della Germania sulle navi che battono la propria bandiera, l'Italia dovrebbe rivendicare la piena sovranità dei suoi porti e impedire a suddette navi di entrare in territorio italiano con a bordo soggetti senza documenti che ne permettano l'identificazione per comprovato pericolo per la sicurezza nazionale.

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