Caro Luca, sai cosa si dice? «Se vuoi nascondere bene qualcosa, ti occorre metterla sotto gli occhi di tutti». E forse questo suggerimento bene si applica alla vicenda di Matteo Messina Denaro. Non lo abbiamo trovato prima proprio perché era lì dove nessuno mai si sarebbe aspettato che fosse, ossia a due passi da casa sua, nei luoghi dove è nato e cresciuto, nella sua terra madre, a cui i mafiosi sono particolarmente legati, tanto che difficilmente questi si allontanano dal territorio in cui è radicato il clan, o la cosca, o la famiglia, o l'associazione criminale, chiamala pure come ti pare. Immaginavamo Denaro all'estero, in America Latina, a trastullarsi tra donne e bei vestiti e alberghi e ristoranti di lusso, o in Francia, o in Spagna, o in Svezia, sempre alle prese con la dolce vita, di cui si è affermato che fosse appassionato. Invece il superlatitante viveva in un locale spartano, una sorta di topaia, certamente pulito e dignitoso, ma modesto rispetto a quanto ciascuno di noi avrebbe creduto. Il gusto per il bello e la passione per il lusso sono stati traditi da pochi elementi individuati in quei luoghi da cui si ipotizzava che Matteo Messina Denaro fosse passato: un foulard di Hermes, i resti di caviale in frigo... Quest'uomo era un mistero prima ed è un mistero ancora oggi. Come enigmatica, in effetti, è la faccenda della sua latitanza, quindi è naturale che essa susciti domande, dubbi, sospetti, stimolando le menti dei complottisti, che qualche volta ci azzeccano. Del resto, che il boss abbia goduto di protezione è un fatto certo, ci sono tuttora indagini in corso per comprendere chi, per trent'anni, lo abbia tutelato, chi lo abbia supportato, chi gli abbia fornito i documenti falsi per viaggiare, spostarsi, essere ricoverato qui e anche lì.
Devo ammettere che il trapasso del presunto capo di Cosa Nostra, uomo spietato accusato e condannato di essere autore di crimini orrendi nonché di stragi di mafia, non mi induce a pormi quesiti simili a quelli che tu hai sollevato, bensì mi induce a riflettere sulla amara condizione del mafioso. Bisognerebbe ricordare ai ragazzi che intraprendere la strada del crimine, per quanto possa ingolosire e sedurre all'inizio, in vista della promessa di lauti guadagni e di un potere effimero derivante dall'uso della violenza e dall'appartenenza, ovvero dall'adesione, alla cosca, non è mai conveniente, bensì equivale ad un'autocondanna alla disperazione, alla solitudine, alla fuga perpetua, alla galera e alla morte prematura. Non riesco ad immaginare una esistenza più tragica di quella condotta da un mafioso. Tragica come è stata quella di Matteo Messina Denaro, che si è spento a 62 anni, neppure vecchio, dopo decenni passati a nascondersi come uno scarafaggio. Se si perde la libertà, la possibilità di vivere alla luce del sole, a cosa serve più la vita?
Fu Giovanni Falcone, per primo, a compiere questo genere di osservazione. Nel libro-intervista Cose di Cosa Nostra, scritto con Marcella Padovani, il magistrato esprime quasi pietà nei confronti dei cosiddetti «uomini d'onore». A proposito di questi: «Il catechismo non scritto dei mafiosi suggerisce qualcosa di analogo: il rischio costante della morte, lo scarso valore attribuito alla vita altrui, ma anche alla propria, li costringono a vivere in uno stato di perenne allerta... Quando si vive come loro in attesa del peggio si è costretti a raccogliere anche le briciole. Niente è inutile. Niente è frutto del caso. La certezza della morte vicina, tra un attimo, tra una settimana, un anno, pervade del senso della precarietà ogni istante della loro vita».
E ancora: «Nei momenti di malinconia mi lascio andare a pensare al destino degli uomini d'onore: perché mai degli uomini come gli altri, alcuni dotati di autentiche qualità intellettuali, sono costretti a inventarsi un'attività criminale per sopravvivere con dignità?».Senza dubbio un lettore accanito quale è stato Matteo Messina Denaro avrà letto questo libro. Ed è probabile che si sia sentito compreso proprio da colui della cui uccisione Denaro fu ed è responsabile.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.