La prima considerazione, poco elegante, è che la destra leggerà anche male – sì dài, il libro del generale Vannacci, quello di Giorgia Meloni... - però la sinistra non legge del tutto. La seconda, più delicata, è che la sinistra, dopo avere completato lo scollamento da proprio popolo, ha perso contatto anche con la sua élite.
L’allarme lo ha lanciato Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega: se entro due settimane non arriveranno 5mila nuovi abbonamenti, la rivista chiuderà. Fondato nel 1986, 500 abbonati al cartaceo e una vendita in libreria di 300 copie, il bimestrale di cultura e politica perde 10mila euro al mese e da giugno i redattori non vengono pagati (e si teme Maurizio Landini come liquidatore). Ora: la chiusura di MicroMega è un problema per tutti. Per il Paese, perché la morte di un giornale significa un pezzo di democrazia in meno. Per la sinistra, perché se non c’è più spazio per la rivista di riferimento della cultura illuminata, illuminista, democratica, egualitaria e laica (ma non atea: Flores d’Arcais dice che per salvarsi serve «un miracolo»), vuol dire che quella cultura è fortemente in crisi. E per la destra, perché è soltanto leggendo MicroMega che sa dove non deve andare: un faro per evitare di infrangersi sugli scogli.
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