Migranti, in 16 sulla prima nave per i centri in Albania: a bordo egiziani e bengalesi

La nave "Libra" della Marina Militare è stata incaricata di trasferire in Albania il primo gruppo di migranti che effettuerà i controlli di frontiera nei centri aperti dall'Italia

Nave Libra - Foto di repertorio
Nave Libra - Foto di repertorio
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I centri in Albania per i migranti sono ufficialmente operativi. Dopo la consegna e il collaudo delle strutture, il primo gruppo di migranti si sta dirigendo in queste ore verso le coste balcaniche a bordo della nave Libra della Marina Militare italiana. Si tratta di soggetti già sottoposti a un primo screening, uomini in buona salute e provenienti da Paesi sicuri, per i quali non sono emerse le condizioni per ottenere l'asilo in Europa. Il pattugliatore è partito da Lampedusa ed entro la mattinata di domani dovrebbe arrivare nel porto di Shengjin.

La tappa di Lampedusa è stata intermedia del viaggio verso l'Albania dopo aver recuperato un barcone di migranti partiti dalle coste nordafricane per dirigersi in Italia. Sono in tutto 16 gli stranieri che viaggiano sul pattugliatore: 10 sono egiziani e 6 sono bengalesi. Il recupero è stato effettuato in acque Sar internazionali

Gli stranieri resteranno in Albania al massimo quattro settimane dopo il loro arrivo. Nel caso in cui dovessero essere appurate le condizioni per effettuare la richiesta d'asilo, entreranno in Europa e verranno portati in uno dei centri per migranti sul territorio italiano. In alternativa, vista la loro condizione di clandestinità accertata, verrebbero rimpatriati nel Paese di origine, senza essere mai entrati in Europa. È questo il protocollo previsto dal patto Italia-Albania che piace anche all'Europa, tranne che alle Ong e alla sinistra italiana. Sea-Watch, dopo essere stata rimessa al suo post da Giorgia Meloni, ha annunciato che "sono iniziate le deportazioni in Albania", accomunando le strutture albanesi ai lager nazisti. A curare il progetto è il ministero dell'Interno, in capo al quale ci sono i due centri.

In relazione all'ambito delle migrazioni, i Paesi che al momento l'Italia considera sicuri, quindi validi per il rimpatrio di chi ha tentato l'ingresso illegale in Italia, sono 22 e sono: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Tunisia. Il centro di Shengjin è sottoposto a forti misure di sicurezza, in modo che le persone che saranno ospitate dentro la struttura non si allontanino senza autorizzazione. La sicurezza all'interno dei centri in Albania, in base alla convenzione, è responsabilità dell'Italia, che deve assicurarsi che non ci siano fughe. In caso di intercettazioni di migranti all'esterno, è l'Albania che si occupa dello straniero.

Dopo lo svolgimento delle prime pratiche accelerate nel centro costruito nei pressi del porto di Shengjin, il protocollo prevede che i migranti arrivino Gjader. La struttura costruita in loco, simile per attività a Cpr, ospiterà tutti coloro che, dopo l'esame della domanda d'asilo che avverrà nel centro di Shengjin, verranno ritenuti idonei al rimpatrio nel Paese di origine. Gli altri avranno la possibilità di fare richiesta di asilo e protezione internazionale con procedure accelerate che si dovrebbero svolgere entro 28 giorni. "È partita da Lampedusa la prima nave che porterà i migranti irregolari nei centri per il rimpatrio allestiti in Albania.

Abbiamo costruito un modello, replicabile ed efficace, per gestire gli arrivi clandestini, alleggerire la pressione migratoria sull’Italia e rafforzare la nostra sicurezza interna", ha dichiarato Sara Kelany, deputato di Fratelli d'Italia e responsabile Immigrazione del partito.

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