
Maneggiano il coltellino con la stessa nonchalance con cui usano il telefonino. E lo tengono nella tasca dei jeans, pronto uso. I ragazzini della giungla urbana vivono così, con la lama a portata di mano. Per sentirsi sicuri, grandi, per difendersi. Ma nella maggior parte dei casi per ficcarsi nei guai. E trovarsi da un giorno all’altro con addosso un’accusa di omicidio colposo o lesioni gravi.
I coltelli spuntano ovunque. Nelle risse di periferia, fuori dalle discoteche, negli scontri tra le gang, nelle rapine di gruppo, nelle aggressioni. Tanto da diventare un problema sociale, come già da tempo a Parigi, a Berlino e, in genere, nelle capitali europee.
Allarme al Nord
L’allarme riguarda soprattutto le città del Nord. A Milano le lesioni provocate dagli under 18 con i coltelli sono pari al 48%. Stesso trend a Bologna (44%). Firenze registra un 21% di aggressioni, mentre il picco si raggiunge a Genova con un 55%. A Milano, tra 500mila detenuti negli Istituti penitenziari minorili, uno su due è straniero e dati ancora peggiori si registrano a Genova dove il 71% dei minori arrestati, secondo le cifre della polizia, è costituito da immigrati. I cosiddetti «maranza», quelli che contemplano il coltellino parte integrante della divisa, al pari di felpa acetata Adidas, catenina di finti brillanti e cappellino finto Gucci. Di contro al Sud il fenomeno lame sembra in calo sensibile (-27% a Messina, -20% a Palermo, -35% a Napoli, -19% a Roma).
I casi più gravi
Non c’è caso di cronaca in cui la situazione non degeneri per colpa di un coltello. E l’inasprimento delle pene voluto dalla legge Caivano non ha attenuato la violenza, non abbastanza, pur avendo abbassato a 14 anni l’età per poter essere arrestati. Tanto che non si esclude di tornare a valutare la proposta di legge per far scendere ulteriormente l’età imputabile: a 12 anni.
È di pochi giorni la denuncia di 142 giovani per ricettazione, possesso di armi e spaccio. Due settimane fa a Cascina Merlata a Milano un 19enne viene preso a coltellate per portargli via monopattino e portafogli. Incancellabile la morte di Sharon Verzeni a Terno d’Isola la scorsa estate, aggredita alle spalle da un perfetto sconosciuto, Moussa Sangare, mentre passeggia vicino a casa. A Bergamo il vigilante Mamadi Tunkara viene ucciso a coltellate da un togolese di 28 anni. E l’episodio spinge il questore Andrea Valentino e il prefetto Luca Rotondi a lanciare l’allarme: «Circolano troppi coltelli nelle tasche dei giovani». Sempre a Bergamo i coltelli spuntano anche in una rissa tra ragazze fuori dalla stazione, una resta ferita. A Rozzano (Milano) lo scorso novembre Manuel Mastrapasqua, 31 anni, viene accoltellato per strada da un 19enne solo per potergli rubare le cuffie. A Parma i coltelli sono protagonisti di uno scontro in piazza per il controllo dello spaccio. A Treviso a novembre, in una rissa tra giovani bulli, spuntano, oltre ai coltelli, anche i taser, usati dai minorenni per aggredire. Allarme anche nelle scuole. Tanto che Valeria Pirone, dirigente dell’istituto superiore Marie Curie di Ponticelli a Napoli propone l’introduzione dei metal detector. L’emergenza non riguarda solo Napoli ma le principali città.

I pedagogisti
A sentire i bulli, sembra non si rendano conto di quanto sia grave girare con un coltello. Aumentano le aggressioni e gli omicidi per «futili motivi» e c’è una normalizzazione della violenza preoccupante. Complici i social che ne parlano a spron battuto. «I giovani (ma anche gli adulti) hanno una forte difficoltà a gestire il minimo conflitto - spiega Maria Angela Grassi, presidente dell’associazione dei pedagogisti Anpe - Il ricorso ai coltelli sembra l’unica soluzione. Questa ’moda’ è sintomo di una profonda crisi educativa e sociale che richiede interventi non repressivi ma concentrati sulla gestione dell’emotività».
Nel resto d'Europa
A Parigi le aggressioni con i coltelli sono talmente tante che nelle scuole è stato distribuito un volantino per disincentivare l’uso delle lame. La campagna si chiama «Stop couteaux» e cerca di convincere i ragazzini a non infilarsi il coltellino nella tasca del giubbotto tutte le mattine, fenomeno, a quanto pare, molto normalizzato in certe banlieue. Il volantino spiega cosa dice la legge, elenca le pene e i rischi che corrono. «Portare un coltello con sé vuol dire mettersi in pericolo» è lo slogan.
In Germania (+15% dei reati di questo tipo in un anno) si ipotizzano zone «coltello free» e il sindacato di polizia propone di premiare con un abbonamento Netflix la consegna spontanea dei coltelli di cui è vietato il porto, cioè quelli a farfalla e quelli con lama di lunghezza superiore a 12 centimetri.
Dopo la strage di Solingen (3 persone uccise e 8 ferite durante un concerto), l’ex cancelliere Olaf Scholz proibisce i coltelli alle feste popolari e sui treni.
In Gran Bretagna stanno pensando di collocare dei kit di primo soccorso per ferite da taglio nelle strade più a rischio. Dal 2011 a oggi, secondo la campagna «KnifeSavers», le morti da accoltellamento sono aumentate del 36%. E le vittime, in un caso su 4, sono giovani uomini fra i 18 e i 24 anni.
Un dato allarmante che spinge spinto Idris Elba, popolare attore britannico noto anche per ruoli d’azione in trame poliziesche e simbolo della comunità nera dell’isola, a lanciare una campagna al riguardo, invocando la messa al bando dei cosiddetti «zombie knife», i coltelli ispirati ai film horror e pulp, molto diffusi tra le gang giovanili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.