La democrazia, nelle università italiane, è sospesa. Se mai ci fosse stata. L'ennesima dimostrazione l'hanno data i soliti collettivi di estrema sinistra, che hanno impedito il regolare svolgimento di un incontro, regolarmente autorizzato, perché non di loro gradimento, all'università La Sapienza di Roma, la stessa in cui insegna la professoressa Di Cesare. Una pratica consolidata nel principale ateneo della Capitale, dove le facoltà umanistiche sono da sempre colonizzate dai collettivi rossi, che rivendicano con la violenza di essere gli unici a poter parlare. Ieri, per la Giornata internazionale della donna, hanno impedito un incontro sulla parità di genere solo perché organizzato da Azione universitaria, collettivo di destra, che ha voluto al tavolo il giornalista David Parenzo, progressista di conclamata religione ebrea.
"C'è un gruppo di persone che ci impedisce di parlare, urlano 'Palestina Libera!'. [...] Hanno tirato fuori una bandiera palestinese, urlando 'Parenzo fascista'", ha denunciato il giornalista. A garantire l'incolumità delle persone all'interno dell'aula c'era la Polizia di Stato, chiamata a garantire i principi democratici sanciti dalla Costituzione, che assicurano a tutti libertà di pensiero e di parola in questo Paese, e non solo a chi è gradito ai collettivi. I manifestati, appartenenti principalmente al collettivo "Zaum", hanno fatto di tutto per impedire che l'incontro si tenesse, compreso tentare un blitz e fare talmente tanto frastuono dall'esterno, battendo con caschi e oggetti contro le vetrate delle porte.
"Per noi l’8 marzo è sempre stata una giornata di lotta: dopo aver scioperato attraversando in corteo con le altre sorelle le strade della nostra città, abbiamo raggiunto la Sapienza, perché pensiamo non vada lasciato nessuno spazio a machisti, sessiti, sionisti e fascisti", rivendicano dal collettivo, facendo carta straccia di ogni elemento democratico che governa questo Paese e, in generale, la società civile occidentale. Chiunque non sia d'accordo con le loro idee viene etichettato e classificato come "sionista" e "fascista": proprio loro, quelli che non vogliono etichette e pretendono la società fluida, sono i primi a classificare le persone.
"Non accetteremo le passerelle del partito che promulga politiche sessiste e discriminatorie e nega l'esistenza del patriarcato. Non permetteremo a degli uomini sessisti e fascisti di darci lezioni. A seguito della contestazione, i camerati di Azione universitaria si sono poi prodigati in una fuga verso l'uscita dell'università scortati dalla polizia", conclude il collettivo, fermo alle definizioni di "compagni" e "camerati", inutilizzate dagli anni Sessanta nella società che si evolve. Forse avrebbe preferito l'assenza di polizia. Per cosa? È facile da immaginare.
"Per me quelli che non hanno fatto parlare oggi Parenzo sono dei fascisti, non nel senso storico del termine, ma in quanto intolleranti antidemocratici", è il commento di Giuseppe Cruciani durante La Zanzara, che conduce proprio con Parenzo.
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