La Guardia Costiera solamente lo scorso anno lungo le coste italiane ha salvato 50 mila persone. Eppure, afferma senza mezzi termini, riguardo quanto avvenuto a Cutro, un loro ufficiale: "Ne puoi salvare 100 mila ma poi è quell’unico ragazzino, bambino o famiglia che non riesci a salvare fa sembrare inutile il tuo lavoro. Invece crediamo di aver operato anche in questo caso secondo le nostre regole di ingaggio".
Raggiunto telefonicamente dal Corriere, ha accettato di raccontare la sua versione dei fatti a patto di rimanere anonimo vista la nuova inchiesta per i mancati soccorsi. L'ufficiale, viste le tante cose che sono state dette in merito alla Guardia Costiera, ha voluto chiarire che il salvataggio in mare rappresenta da sempre la loro missione principale nonché il loro orgoglio più grande. Proprio per questo, tra gli uomini con la divisa bianca, non c'è amarezza nonostante polemiche e sospetti nei loro confronti dopo il naufragio sulle coste di Cutro. "Non sa di cosa sta parlando", dice di coloro che li accusano di non aver lanciato immediatamente un'operazione di salvataggio dopo che un velivolo di Frontex ha avvistato il barcone sabato intorno alle 23. "Per noi i fatti sono limpidi, hanno una linearità logica e temporale coerente con quel che è successo. Adesso entra in campo la Procura quindi tutto quello che diciamo fin dal primo giorno lo valuterà l’autorità giudiziaria. Noi siamo tranquilli", chiarisce smontando le strumentalizzazioni.
Le contestazioni
Fino ad oggi i corpi recuperati in mare senza vita dalla Guardia Costiera sono stati 68. Non sono mancate da parte della politica nei confronti del Corpo delle Capitanerie di Porto accuse con un peso specifico non indifferente. Quella principale è che avrebbe dovuto aprire un evento Sar non appena ricevuta la segnalazione. Vale a dire, una volta ricevuta la comunicazione da Frontex sarebbero dovuti intervenire con un piano di soccorso in mare. "Ma il Piano Sar nazionale parla di avviare le operazioni di soccorso “quando si presume che sussista una reale situazione di pericolo per le persone e nelle informazioni di Frontex - continua l'ufficiale - questa situazione non era assolutamente rappresentata". Le informazioni arrivate dall'Agenzia europea, infatti, non facevano presupporre in alcun modo la possibilità una tragedia come quella avvenuta. Infatti, era stata descritta la situazione alla Guardia costiera come un'imbarcazione che viaggiava a 6 nodi a 40 miglia dalla costa. Niente di più. Per questo ha preso il comando della situazione la Guardia di Finanza che ha avvisato la capitaneria di Reggio Calabria: "Gestiamo tutto noi", omologando l'evento ad attività di polizia e non di salvataggio. Uscita quest'ultima con due motovedette alle 3:48 del mattino, pochi minuti prima del naufragio, è rientrata causa brutte condizioni del mare senza lanciare alcun allarme. Questo perché nell'ultima posizione nota della barca "non appariva sovraccarica o sbandata".
Il rammarico
La realtà dei fatti è che ci sono stati 68 morti e qualcosa evidentemente non è andato. Allo stesso tempo, però, spiega l'ufficiale che concorda con Vittorio Aloi, il comandante della Guardia costiera di Crotone: "Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il tracciamento dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti". Un sistema "complesso" che assegna compiti a tutti ma "obblighi precisi a nessuno".
Resta poi la sincera tristezza da parte sua per le accuse nei confronti del Corpo delle Capitanerie di porto.
Come se non fosse chiaro l'onore che rappresenti a livello personale e comunitario la possibilità di dire "io l'ho salvato". Anche in condizioni meteo proibitive. Avvenuta, come detto precedentemente, che ha riguardato solo nell'ultimo anno 50mila persone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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