Ancora feriti tra le forze dell'ordine. La giornata di ieri, venerdì 15 novembre, non è stata segnata solamente dai 19 poliziotti feriti a Torino durante le manifestazioni degli studenti, perché un migliaio di chilometri più a sud, a Trapani, altri poliziotti sono stati feriti nel corso di una rivolta nel Centro per i rimpatri di Milo. Si tratta di agenti in servizio presso la squadra mobile di Palermo, inviati in loco nel tentativo di sedare una sommossa scoppiata in uno dei settori.
Gli agenti hanno ottenuto mediamente 5 giorni di prognosi per le ferite riportate e uno di loro, colpito al volto da un oggetto contundente, è stato costretto a recarsi presso l'ospedale più vicino a bordo di un'ambulanza. Non è chiaro il motivo per il quale sia scoppiata la rivolta, se mai ce ne fosse uno: è probabile che sia stato solamente l'ennesimo tentativo di creare disordini fini a se stessi per generare il caos e sperare nel supporto politico. Uno schema già visto in altre occasioni, frutto soprattutto delle azioni di incitamento delle organizzazioni no-Cpr, che periodicamente effettuano le "battiture" all'esterno dei centri e inneggiano alla violenza.
Durante la rivolta di Milo, dopo aver distrutto gli arredi e parte della struttura, i migranti sono riusciti a recuperare alcuni oggetti contundenti, che hanno poi usato contro le forze dell'ordine. E gli agenti sono rimasti feriti nel tentativo di sequestrare quel materiale, ritenuto giustamente pericoloso. E nel momento in cui la polizia ha avanzato l'intervento, gli stranieri hanno lanciato contro di loro qualunque oggetto avessero in quel momento a disposizione, compresi pietre, spranghe e bottiglie, ma anche escrementi e urine.
"Aggredire le donne e gli uomini delle forze dell'ordine è diventato uno sport nazionale. La nostra è una professione sempre più esposta a rischi per l'incolumità dei colleghi. Da Torino a Bologna, per finire a Trapani, sono una trentina i colleghi rimasti feriti nell’ultima settimana in tutto il Paese, dove ormai si respira un clima di tensione costante e pericoloso e a pagarne le spese sono gli uomini e le donne in divisa", è lo sfogo di Giuseppe Coco, segretario generale aggiunto del sindacato di polizia Sap.
Il sindacalista avanza ancora una volta l'auspicio che finalmente venga approvato in via definita il Ddl Sicurezza, che tra le altre cose prevede anche "l’inasprimento delle pene per chi usa violenza e resistenza a pubblico ufficiale, nel caso di specie, la modifica del ddl 1236 del 2024 art. 26, secondo cui coloro che promuovono, organizzano o dirigono la rivolta nelle strutture di trattenimento e accoglienza per i migranti sono puniti con la reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni".
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