«L' esercito e il governo si chiudono col fuoco, con i ministri dentro sennò è troppo poco». Questo è uno degli slogan scanditi dai manifestanti del «No Meloni Day» atto II. Quello di ieri è stato un altro venerdì di scontri scanditi dagli studenti dei collettivi studenteschi animati da Cambiare rotta, il gruppo comunista attivo in tutta Italia. Le foto dei ministri e del presidente del Consiglio sono state portate in corteo con le scritte «complice del genocidio», oltre che imbrattate di vernice rossa a simboleggiare il sangue.
Ma fumogeni, cartelloni e slogan sono stati solo la minima parte di quanto accaduto da Torino in giù, tra sassaiole e aggressioni agli agenti, ancora una volta usati come bersagli mobili dai manifestanti, che non hanno esitato a lanciare loro ordigni urticanti. A Torino sono state necessarie cariche di alleggerimento della Polizia di Stato per evitare che i manifestanti riuscissero a entrare nei palazzi pubblici. Si contano in totale 19 agenti feriti dopo che un ordigno urticante è riuscito a esplodere tra le linee degli schieramenti dei cordoni di sicurezza. «È un atto irresponsabile e pericoloso che mette a rischio non solo la sicurezza di chi è in prima linea per mantenere l'ordine, ma anche quella di tutti i cittadini», ha dichiarato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp. L'esplosione, prosegue, «ha causato ai poliziotti una intossicazione da cloro nel sangue» e ora sono in cura presso l'ospedale Oftalmico. Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, ha sottolineato che quanto accaduto nel capoluogo piemontese è «un fatto gravissimo e sintomatico dell'innalzamento non solo del livello di tensione ma anche dell'aggressività di questi professionisti del disordine». E non senza rabbia, conclude: «Chi ha istigato alla rivolta sociale e tutti coloro per i quali la colpa è sempre di qualcun altro facciano una seria riflessione perché sono corresponsabili di questi gravi episodi». Disordini anche alla Mole Antonelliana, dove «la bandiera italiana è stata strappata, alcuni muri imbrattati e il personale addetto al museo è stato oggetto di violenza», hanno dichiarato Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema. Sempre a Torino è stato dato alle fiamme un fantoccio raffigurante il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara e, nello stesso capoluogo piemontese, il corteo guidato dai soliti noti del centro sociale Askatasuna, che sobillano anche gli studenti degli istituti superiori della città, ha fatto irruzione sia all'interno di Burger King che di McDonald's in centro, facendo scappare i clienti. Dalle immagini si vedono giovanissimi, in larga parte ragazzine, issarsi in piedi sui tavoli con kefiah e bandiere palestinesi, mentre intorno a loro altri effettuavano la «battitura» sugli arredi tra gli schiamazzi.
A Torino, così come a Bari, a Genova e in tutte le altre città, nelle strade hanno riecheggiato gli slogan purtroppo ben noti degli anni Settanta, quelli delle Brigate Rosse, organizzazione alla quale, nemmeno troppo sommessamente, alcuni dei gruppi oggi in piazza guardano con nostalgia. «Meloni fascista sei la prima della lista», hanno scandito gli studenti pugliesi, senza preoccuparsi di essere ripresi in volto, e pubblicati sui social, mentre minacciavano di morte il presidente del Consiglio. «O mio caro governo Meloni, Palestina sarà il tuo Vietnam», è invece quello che è stato scandito a Genova.
A Milano, dove hanno sfilato anche striscioni che inneggiano a «rovesciare il governo» per «liberare il Paese», è stato nuovamente preso di mira il negozio Carrefour di via Visconti di Morrone, in pieno centro.
Nonostante il tentativo del titolare di bloccare gli atti vandalici contro la sua attività, i manifestanti sono riusciti a lanciare palloncini ripieni di vernice colorata rossa sulle pareti e sulle vetrine, colpendo anche lo scooter parcheggiato nelle vicinanze. «Ogni volta è la stessa storia. Oggi il motorino, l'anno scorso la macchina», ha dichiarato Andrea Palermo, amareggiato e ormai rassegnato per quanto accaduto.
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