"Combattere per defascitizzare". Il piano degli aspiranti terroristi contro il governo

Sui social inneggiavano al terrorismo rosso e minacciavano personaggi politici: l'indagine condotta dalla Digos e dalla polizia postale tra l'Abruzzo e la Lombardia

"Combattere per defascitizzare". Il piano degli aspiranti terroristi contro il governo
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La propaganda comunista estremista che sta prendendo vigore nell'ultimo periodo preoccupa per le modalità eversive con le quali viene portata avanti allo scopo di sovvertire l'ordine democratico e imporre un "governo di blocco popolare". Le manifestazioni di piazza sono sempre più spesso utilizzate dai sobillatori a questo scopo ma è sui social che si sviluppa con maggior vigore questo tipo di propaganda, che è mirata principalmente ai giovanissimi e agli studenti di scuole superiori e università. Il sentimento eversivo si diffonde tramite i social alla luce e sole e poi viene portato in piazza ma la polizia postale, che opera per la prevenzione dei crimini, è particolarmente attiva nel monitoraggio ed è notizia di oggi che è stata data attuazione a due decreti di perquisizione personale, domiciliare ed informatica, nei confronti di due persone residenti a Pescara e a Lecco accusate di istigazione alla commissione di delitti con finalità di terrorismo.

L'indagine è stata condotta dalla Digos dell'Aquila e dal Centro di sicurezza cibernetica della Polizia postale, con il coordinamento della Procura distrettuale antiterrorismo dell'Aquila. Nello specifico, i due soggetti indagati utilizzavano un account con il quale lasciavano sul web messaggi eversivi e minatori, definiti "allarmanti" dagli inquirenti, nei quali ​si faceva riferimento a "figure politiche" e alla necessità di ricorrere ad "un po' di sano terrorismo, giusto per defascistizzare questo governo". Questo commento è stato lasciato a corredo di un post social in cui veniva dichiarato che "ormai in Italia servirebbe qualcuno in grado di ristabilire l'ordine, di combattere il fuoco con il fuoco. Le Br". Un'esaltazione esplicita del gruppo terrorista rosso che tra gli anni Settanta e Ottanta ha terrorizzato l'Italia, causando decine di morti tra esponenti della politica, delle forze dell'ordine e persone comuni.

Gli inquirenti stanno proseguendo nella loro indagine per individuare profili di pericolosità e anche per risalire a eventuali gruppi nei quali vengono diffuse queste pericolose apologie di terrorismo.

Durante la perquisizione effettuata in casa dei due indagati sono state trovate anche ulteriori prove dell'attività, inclusi ulteriori messaggi di interesse investigativo costituiti da "frasi dall'inequivoco contenuto minatorio". Tutti i dispositivi informatici dei due indagati sono stati posti sotto sequestro dagli inquirenti allo scopo di analizzarli con maggiore cura per cercare eventuali e ulteriori messaggi dello stesso tenore.

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