Al posto della festa di Natale quella per "l'uguaglianza etnica". Polemica all'università europea di Firenze

Il presidente dell'Istituto universitario europeo, finanziato dall'Unione europea, chiede alla comunità accademica di cambiare nome alla festa del Natale "per eliminare il riferimento cristiano" ed essere "inclusiva"

Al posto della festa di Natale quella per "l'uguaglianza etnica". Polemica all'università europea di Firenze
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Immaginate se qualcuno suggerisse ai musulmani di non festeggiare la fine del Ramadan o agli ebrei di mettere in soffitta le celebrazioni per Yom Kippur, per non urtare la sensibilità di noi cristiani o di altre fedi religiose. Sarebbe una vera e propria bestemmia giuridica per chi ha a cuore la libertà della persona, compresa quella di culto. Anche per questo fa discutere ciò che è avvenuto all'Università europea di Fiesole (Firenze), il cui presidente Renaud Dehousse, ha deciso che "per ottemperare agli obblighi del 'Piano per l’uguaglianza etnica e razziale dell’Eui', 'l’ex festa Natale' verrà rinominata, per eliminare il riferimento cristiano". Ecco il punto, messo nero su bianco dal professore: eliminare il riferimento cristiano. Siamo alle solite.

Dehousse chiede alla comunità accademica di spremere le meningi e trovare un nome alternativo. Un nome che vada bene a tutti, a prescindere dalle religioni e dal fatto di credere o meno in qualche divinità, ioppure di essere ateo o agnostico.

L'Istituto universitario europeo (European University Institute) è un ente di studio e di ricerca finanziata dall'Unione europea con sede nella badia fiesolana di San Domenico di Fiesole. Sulle colline sopra Firenze ogni anno arrivano studenti da tutto il mondo. A svelare la trovata del presidente dell'università è stata l'agenzia Sir. In seguito lo stesso istituto di studi ha confermato che se ne sta discutendo: "Ancora nessuna decisione presa, c'è un dibattito in corso", conferma all'agenzia AdnKronos il segretario generale dell'Eui Marco Del Panta. A quanto si apprende le regole per l’uguaglianza etnica dell'università prevedono che le feste religiose siano regolarmente inserite nel calendario (e ci mancherebbe altro), ma al contempo richiedono un linguaggio "inclusivo".

Renaud Dehousse
Renaud Dehousse - www.eui.eu

Quindi, per ovviare all'esigenza dell'inclusività, spazio alla fantasia (e alle stranezze). C'è chi propone una "festa d'inverno", e chi, invece, cerca altre soluzioni. L'università è aperta alle proposte.

L'eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi, non l'ha presa affatto bene:"Il presidente dell’Istituto universitario europeo di Fiesole vuole cancellare il Natale, perché eliminare i riferimenti cristiani di questa festività significa comprometterne integralmente l’essenza: un momento di gioia, di riflessione e di storia millenaria della nostra comunità. Cancellare il Santo Natale significa cancellare la nostra identità e mi sorprende che questa proposta provenga proprio dal presidente di un Istituto universitario, che ha sede peraltro in una Badia, il quale dovrebbe invece strenuamente insegnare a difendere e rispettare le nostre tradizioni e la nostra identità".

Ceccardi sottolinea inoltre che "questa proposta apparentemente sconclusionata risponde in realtà a un’ondata di pensiero politicamente corretto che mira a cancellare i tratti distintivi della nostra civiltà in nome di un presunto rispetto delle altre culture. Ma non ci può essere rispetto per gli altri se non impariamo a rispettare innanzitutto noi stessi. Mi auguro quindi un passo indietro immediato su questa decisione da parte dei vertici dell’Istituto".

"È sconcertante che un istituto accademico decida di rimuovere il riferimento cristiano dalla celebrazione del Natale, considerando che questa istituzione ha la propria sede nella 'badia fiesolana', un luogo dove nel passato sorgeva l'oratorio dedicato ai santi Pietro e Romolo, patrono di Fiesole", dichiara la consigliera metropolitana di Fratelli d'Italia, Alessandra Gallego. "Questa decisione sembra completamente fuori luogo e dimostra una mancanza di rispetto per le tradizioni italiane e per il significato profondo che il Natale ha per tantissime persone," aggiunge l'esponente del partito della Meloni. "La decisione del presidente dell'Istituto universitario europeo, qualora fosse confermata, dimostra una deriva verso l'omologazione politicamente corretta, sacrificando le tradizioni e le identità nazionali in nome di un'uguaglianza etnica che non tiene conto dell'importanza delle diverse culture e religioni che compongono il nostro Paese. Il Natale come festività cristiana - prosegue la consigliera - rappresenta un momento di grande gioia e di riflessione per milioni di persone in tutto il mondo. È un momento in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo e si riconosce l'importanza dei valori come l'amore, la pace e la generosità. Annullare queste tradizioni e sottrarre il Natale dalla sua autentica essenza religiosa significa svilire il suo significato profondo e minare le radici culturali della nostra società".

"Vorrei dire al professor Dehousse che se con la sua uscita pensava di suscitare clamore, sorpresa e meraviglia, purtroppo in Toscana siamo da tempo abituati a rettori che, in cambio di qualche prima pagina, fanno a gara a chi la spara più grossa - dichiara Francesco Torselli, capogruppo di Fdi al consiglio regionale della Toscana - arrivando perfino a negare gli eccidi avvenuti sul finire della seconda guerra mondiale ai danni degli italiani di Fiume, dell'Istria e della Venezia Giulia".
E prosegue: "Qualora invece il professor Dehousse fosse stato serio nella sua proposta di abolire il Natale, lo invitiamo a ripensarci, magari facendo un giro per i meravigliosi luoghi che ospitano l'Università che oggi è chiamato a dirigere: dalle colline di Fiesole, scendendo giù, fino a Firenze. Scoprirebbe così che tutta la meraviglia che lo circonda è intrisa di riferimenti profondi a quel cristianesimo che - si creda o meno - va da duemila anni a braccetto con la storia, la cultura, l'arte e l'architettura europee". Il consigliere conclude così: "Nella speranza di leggere quanto prima una nota in cui il professor Dehousse corregge la sua infelice esternazione, non ci resta che ricordargli che duemila anni di radici cristiane, non si cancellano con una circolare. Esattamente come il Natale che, piaccia o meno all'illustre accademico, non potrà mai essere cambiato, modificato, declinato, abolito".

Giova ricordare ciò che scrisse Benedetto Croce nel saggio "Perché non possiamo non dirci cristiani".

Il filosofo affermò che il cristianesimo ha compiuto una rivoluzione "che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi "cristiana".

Il discorso sarebbe molto più lungo. Chi lo desidera potrà approfondire. Va da sé che il cristianesimo va ben oltre l'aspetto meramente religioso. E un istituto universitario dovrebbe saperlo.

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