Occhio alla medusa "uovo fritto": come riconoscerla e cosa si rischia

La specie, molto diffusa nel Mediterraneo, inizia ad essere avvistata sempre più spesso anche in Italia

Occhio alla medusa "uovo fritto": come riconoscerla e cosa si rischia
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Inizia ad essere segnalata sempre più spesso anche nei nostri mari la Cotylorhiza tuberculata, nome scientifico della Cassiopea, ribattezzata e meglio nota, per via del suo singolare aspetto, come medusa "uovo fritto".

Questa scifomedusa della famiglia Cepheidae, molto diffusa nel Mar Mediterraneo, sta iniziando a diffondersi un po' ovunque nelle acque dei nostri mari, non solo nell'Adriatico, ed è difficilmente confondibile con altre specie.

Si contraddistingue per un corpo centrale di colore bianco o giallognolo a forma di ombrello, che presenta sulla sua sommità e in posizione centrale una protuberanza gialla ed emisferica. Il margine si presenta invece frastagliato, di colore giallo o in certi casi verdastro a causa della presenza di zooxantelle.

La medusa "uovo fritto", come tutte come le specie appartenenti alla classe delle Rhizostomeae, non è dotata di veri e propri tentacoli, ma di una serie di piccole appendici particolarmente spesse che si dipartono dai quattro lobi della bocca, numerose delle quali terminano con un'estremità discoidale di colore viola o bluastro. Si possono incontrare più spesso esemplari di 17/20 centimetri di diametro, ma le più grandi possono raggiungere dimensioni considerevoli, fino anche a 40 centimetri.

La Cotylorhiza tuberculata vive generalmente in acque poco profonde, tra 0 e 7 metri, e secondo un recente studio pubblicato su Plos One si tratta di una specie molto resistente alle alte temperature (fino a 30°C) e ai processi di acidificazione di mari e oceani connessi ai cambiamenti climatici (pH 7,7).

L'incremento del numero di esemplari di meduse "uovo fritto" ha causato una certa preoccupazione tra i bagnanti, tuttavia, come ribadito dagli esperti, non si stratta di una specie particolarmente urticante in grado di produrre gravi conseguenze nell'essere umano. Nonostante le sue grandi dimensioni e l'aspetto, in genere sono solo i soggetti più sensibili ad avvertire prurito o pizzicori di lieve entità nei punti di contatto con le sue estremità.

La sua presenza nelle nostre acque è vista come un fattore positivo dello stato di salute del mare nonché della biodiversità marina, anche perché si inserisce perfettamente nella catena alimentare, nutrendosi di plancton e mantenendo in equilibrio il loro numero e

divenendo a sua volta preda di altri esseri marini come pesci e tartarughe. Oltre ciò, tra i suoi tentacoli trovano rifugio dai predatori invertebrati e pesci di piccole dimensioni che fanno della medusa il loro habitat.

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