"Con la resistenza jugoslava". Dai centri sociali all'Anpi, l'odio rosso scorre sulle foibe

Mentre il Capo dello Stato auspica una memoria condivisa sulle foibe, l'Anpi parla di "ricorrenza nazionalista" e i collettivi rossi inneggiano alla resistenza jugoslava

"Con la resistenza jugoslava". Dai centri sociali all'Anpi, l'odio rosso scorre sulle foibe
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Parlare di memoria condivisa o di pacificazione sulle foibe è doveroso. Ma in alcuni casi è purtroppo inutile. A sinistra persistono infatti frange estremiste che rifuggono dall'idea di una collegiale commemorazione di quello che è stato uno dei più gravi massacri rossi del secolo scorso. E difatti non passa anno che il Giorno del Ricordo non venga trasformato in un'occasione di scontro politico, utilizzato come pretesto per rinfocolare antichi rancori e tentativi più o meno diretti di revisionismo. È accaduto anche stavolta, alla faccia degli appelli alla riconciliazione formulati anche dal presidente delle Repubblica, Sergio Mattarella.

Nella commemorazione odierna, spiace ad esempio leggere quanto pubblicato sui social dalla sezione Anpi di Grugliasco (Torino). "Una questione storica si è trasformata in una questione politica per volontà dei neofascisti al governo, innestandosi sul fatto che l'Italia non ha mai fatto fino in fondo i conti con il fascismo", hanno scritto i partigiani torinesi, muovendo critiche persino allo stesso Giorno del Ricordo, che - si legge ancora - "si è via via affermato come una ricorrenza nazionalista, una giornata del revisionismo della storia in senso antipartigiano, in molti casi addirittura come la giornata dell'orgoglio neofascista, con vere e proprie parate militari da parte di organizzazioni di estrema destra come Casapound, Forza Nuova, Lealtà e Azione, Fratelli d'Italia".

L'Anpi sostiene quindi che di foibe si parlerebbe ormai "senza conoscere la complessità della storia" e con modalità utilizzate "per promuovere sul piano pubblico la versione fascista, cioè politica, di quelle vicende". Ma non è così. Come ricordato oggi da Sergio Mattarella, infatti, nelle zone del confine orientale "si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani". E questi sono i fatti. Peraltro non si comprende come mai l'Anpi faccia riferimento alle "complessità della storia" solo quando si parla delle foibe, mentre non abbia dubbio alcuno sui fatti della Resistenza partigiana, che pure furono articolati e non privi di controversi episodi.

Intanto, dai collettivi rossi è arrivato l'ennesimo schiaffo al ricordo. L'organizzazione giovanile comunista Cambiare Rotta ha infatti preso posizione "on la resistenza jugoslava e contro il revisionismo storico in università". In questo caso, il tentativo di rileggere la storia si fonde con l'attualità e con le battaglie politiche più care agli antagonisti. "Oggi chi attacca la resistenza dei partigiani jugoslavi attacca anche la resistenza al colonialismo occidentale, come abbiamo visto dalla risposta a reti unificate al 7 ottobre in Palestina", si legge sui social del collettivo rosso resosi protagonista di occupazioni negli atenei e di scontri nelle piazze.

A Bologna e Firenze nel frattempo sono tornate a sventolare le bandiere con la

falce e il martello e quelle dell'ex Jugoslavia di Tito. A dimostrazione del fatto che nessuno di quei manifestanti sia interessato al rispetto di chi, sotto l'ideologia rappresentata da quelle insegne, ha perso la vita.

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