Benigni, i ladri d'arte e il furto nella villa: così la statua stata trafugata in Spagna

L'attore e la moglie saranno risarciti con 20mila euro: il furto del cimelio avvenne nel 2010

Benigni, i ladri d'arte e il furto nella villa: così la statua stata trafugata in Spagna
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Il tribunale di Roma ha emesso due condanne e quindici sentenze di avvenuta prescrizione nei confronti di un gruppo di persone specializzate nel furto e nel riciclaggio di opere d'arte sottratte a personaggi famosi o provenienti da edifici storici: tra le vittime anche Roberto Benigni, a cui nel 2010 fu rubata dalla sua villa sull'Appia Antica una statua romana risalente al II secolo.

Le condanne

La banda, che agiva lungo la direttrice Italia-Spagna, prendeva di mira statue esposte in residenze nobiliari o appartenenti a personaggi celebri tra Roma e altri comuni della provincia, come Ladispoli o Cerveteri: una volta trafugate, venivano immesse nel mercato nero e rivendute in genere entro i confini dello Stato Iberico.

L'antiquario catalano Jaume Peix Bagot, che secondo l'accusa aveva acquistato la statua romana appartenente a Benigni, è stato condannato dai giudici della decima sezione collegiale di Roma a 4 anni e mezzo per i reati di ricettazione e riciclaggio. In favore dell'attore premio Oscar e della moglie Nicoletta Braschi è stato inoltre determinato un risarcimento in denaro pari a 20mila euro.

Per il gallerista spagnolo Felix Cervera Correa è arrivata invece una condanna a tre anni: Correa era imputato per aver comprato una statua di Diana trafugata nel 2005 da Villa Borghese e una testa votiva femminile in terracotta del III secolo a.C., rubata nel 2002 dal Castello di Borgo Pratica di Mare.

Oltre alle condanne, come anticipato, sono arrivate anche quindici sentenze di avvenuta prescrizione nell'ambito di un procedimento a carico di una banda specializzata in furti di opere d'arte compiuti in Italia tra 2010 e 2013. L'inchiesta ha fatto luce su un fenomeno particolarmente ampio, in cui rientrano i colpi messi a segno dal gruppo a Villa Torlonia, dove furono trafugati beni per il valore di 300mila euro, a Palazzo Giustiniani Odescalchi, a Villa Borghese, a Villa Medici, a Palazzo Vitelleschi, nell'Orto botanico e nei giardini di piazza dei Gerani, nell'ambasciata bulgara e in Villa Pamphili.

Il furto a Benigni

La statua del II secolo fu rubata a Benigni nel 2010, e nonostante l'impegno profuso dai carabinieri del reparto tutela del patrimonio culturale (Tpc), che effettuarono ricerche in tutta Europa, per lungo tempo non se ne seppe più nulla. La pista giusta si aprì nel 2019, quando la lente di ingrandimento si spostò in Spagna, dove il cimelio fu ritrovato e quindi restituito all'attore e alla moglie: è stato tuttavia possibile unicamente colpire l'antiquario che aveva acquistato la statua, mentre gli autori materiali del furto restano tuttora ignoti.

"Vanno fatti i complimenti ai carabinieri per il lavoro svolto in un’indagine complessa che ha coinvolto anche le autorità spagnole e tedesche", ha commentato con soddisfazione l’avvocato Michele Gentiloni Silveri, legale di Roberto Benigni e Nicoletta Braschi.

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