Sospeso "a divinis" il "don dei migranti": gestisce 9 centri, ristoranti e bar

Per la Curia l'attività di don Luca Favarin, che ha creato un sistema per la gestione dei migranti con bar e tavole calde non è consono

Sospeso "a divinis" il "don dei migranti": gestisce 9 centri, ristoranti e bar

Don Luca Favarin gestisce nove comunità a Padova, nella quale sono ospitati 140 migranti e pare sia questo il motivo per il quale la Chiesa ha deciso per una sospensione "a divinis", mentre da sinistra invocano ipotetiche cause nelle sue posizioni sull'eutanasia e sulle famiglie arcobaleno.

La sospensione per il prete è a effetto immediato, pertanto è stato sollevato dalla possibilità di amministrare i sacramenti e celebrare messa. Non una decisione piovuta all'improvviso sul capo di don Luca Favarin, anzi. Perché il prete è stato protagonista di uno scontro con il vescovo della diocesi locale, Claudio Cipolla, proprio sulla gestione dei centri per i migranti africani. Il prete, negli anni di operatività, ha creato un sistema d'accoglienza con bar, tavole calde, mense, ristoranti e un villaggio per minori, che secondo la Curia locale non sarebbe consono per le "attività imprenditoriali" intraprese dal "prete dei migranti", come viene chiamato in zona.

Le accuse da sinistra

Ovviamente, da sinistra si punta il dito sulla Chiesa, accusandola di aver preso questa decisione anche in conseguenza delle posizioni di don Luca Favarin sulle unioni civili e sull'eutanasia, che sarebbero contrarie a quelle dell'istituzione religiosa. Accuse non provate e inconsistenti, che non vengono nemmeno prese in considerazione dalla Curia. La diocesi, infatti, nel suo comunicato non fa alcuna menzione alle polemiche nate attorno alla vicenda ma, anzi, sottolinea che "nei confronti di don Luca Favarin non c’è alcun atteggiamento di avversione, ma al contrario rispetto e apprezzamento per il suo impegno sociale e per l’attenzione, dimostrata in tutti questi anni, verso le persone più povere e fragili".

Con un intervento social successivo alla comunicazione di sospensione a divinis, don Luca Favarin rivela di aver chiesto alla Chiesa più tempo prima del provvedimento, "invece è arrivata subito. Non mi è stata comunicata neanche dal vescovo, ma dal suo cancelliere. In tre giorni, da quando tutto questo è iniziato, ho perso tutto".

Quindi, continua don Luca Favarin alimentando la polemica sulle ragioni reali che secondo lui sarebbero dietro il suo allontanamento: "Le persone dello stesso sesso hanno il diritto di amarsi e una legge sul fine vita è necessaria. Sono sconvolto per le formule da medioevo usate e avrei solo una domanda: cosa ho fatto di male?". Sarebbe voluto uscire lui, come aveva annunciato, dalla Chiesa. Ma la Chiesa lo ha preceduto.

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