Ultima generazione potrebbe chiudere i battenti. Il collettivo impegnato nelle azioni di disobbedienza civile in tutta Italia, spesso protagonista di imbrattamenti e di blocchi stradali, come accaduto solo poche ore fa durante la tappa che ha toccato Bologna, potrebbe non sopravvivere all'estate. Nato come collettivo per le proteste ambientali, ormai nel calderone riescono a metterci tutto, come il sostegno alla Palestina. In tanti si sono chiesti come questi ragazzini facciano a organizzare le loro azioni, che comportano delle spese anche ingenti, a spostarsi e, soprattutto, a pagare le spese legali conseguenti alle denunce per i loro atti vandalici.
Dietro il loro finanziamento c'è il Climate Emergency Fund, un'organizzazione fondata nel 2019 dalla regista Rory Kennedy e dall'ereditiera della famiglia Getty, Aileen Getty. Nel 2023, come si legge dal report ufficiae dell'organizzazione, il Climate Emergency Fund ha sovvenzionato 60 azioni a 34 organizzazioni, erogando un totale di oltre 3.7milioni di dollari. Ha mobilitato oltre 214mila attivisti e, dice, sono oltre 44mila gli articoli con protagoniste le organizzazioni da loro finanziate. Ma per Ultima generazione tutto questo potrebbe finire. Fonti interne raccolte dall'agenzia Adnkronos, infatti, riferiscono che il fondo è pronto a tagliare i finanziamenti per le organizzazioni italiane e, in generale, europee per favorire quelle Usa e canadesi. Sono numerose le sovvenzioni, tra finanziamenti e borse di studio, che il fondo elargisce alle università americane per la formazione, che probabilmente fornisce prospettive migliori. Tra gli attivisti serpeggia "sconcerto" e "preoccupazione" di fronte alla prospettiva che l'organizzazione possa chiudere i battenti, visto che il loro sostentamento è legato proprio a queste donazioni.
Il Climate Emergency Fund sembra essere intenzionato a finanziare esclusivamente il Nord America, escludendo di fatto tutte quelle che operano nel Vecchio Continente. La prospettiva per loro è chiara: o trovano altri fondi disposti a elargire milioni di euro ogni anno oppure sono destinate alla chiusura, ma non solo. Tutte le spese legali vengono sostenute dal fondo e sono attualmente decine gli attivisti a processo, sia in Italia che nel resto del Continente. Si parla di centinaia di migliaia di euro di costi complessivi, sicuramente migliaia per ogni attivista, che senza finanziamento sarebbe costretto a pagare di tasca propria.
Difficilmente le organizzazioni troveranno altri benefattori pronti a intervenire in maniera così generosa ma, nel frattempo, proseguono con le loro manifestazioni. Il Tour de France rischia di essere funestato in altre tappe dagli attivisti, pronti a incatenarsi ancora e a mettere a rischio l'incolumità dei ciclisti e la riuscita della manifestazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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