La "strategia del veliero": ecco le navi delle Ong che aggirano il decreto Piantedosi

Non solo barche a vela, ma anche piccoli pescherecci e motoscafi: sono queste le imbarcazioni utilizzate dalle Ong per ottenere il porto a Lampedusa

La "strategia del veliero": ecco le navi delle Ong che aggirano il decreto Piantedosi
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Il decreto Piantedosi ha inevitabilmente causato disagi alle Ong, che dall'inizio dell'anno si lamentano dell'assegnazione dei porti e dell'obbligo di effettuare un solo intervento prima di chiedere il porto. Si lamentano ma continuano a far rotta sull'Italia in un continuo contraddittorio per il quale non offrono mai risposte adeguate. Per tentare di limitare le perdite generate dalle restrizioni imposte dal governo italiano, diverse Ong hanno adottato la cosiddetta "strategia del veliero", che prevede la messa in mare delle imbarcazioni più piccole, spesso a vela, contro le quali il governo ha armi spuntate.

Si tratta di imbarcazioni che non hanno adeguata autonomia per gli spostamenti avendo serbatoi di dimensioni ridotte e che per la loro struttura non possono essere mandate in porti eccessivamente distanti. Ha fatto discutere, tra le altre, lo strappo della nave Mare*Go, che circa un mese fa ha arbitrariamente scelto di sbarcare a Lampedusa, invece che a Trapani come le era stato indicato dalle autorità, perché "non in grado" di raggiungere il porto sull'isola maggiore. Nonostante non sia un veliero, Mare*Go è un piccolo peschereccio molto datato, messo in mare per sopperire alla riluttanza delle Ong di utilizzare le grandi navi che richiedono elevate spese per carburante e gestione, che con il decreto Piantedosi pare non vengano coperte.

Lo stesso discorso vale per la barca Aurora, peschereccio riqualificato in uso a Sea Watch, che sta operando anche in questi giorni e che solo poche ore ore fa ottenuto, protestando, il porto di Trapani, "troppo lontano per il nostro assetto ma che cercheremo lo stesso di raggiungere senza mettere in pericolo la salute delle persone soccorse. Non possiamo permettere che un nuovo sequestro lasci senza un assetto di soccorso le persone in pericolo nel Mediterraneo". Avrebbero voluto raggiungere Lampedusa come hanno fatto gli assetti italiani militari che sono intervenuti per alcune operazioni in zona Sar ma si dimenticano che loro non battono bandiera italiana e che non sono un assetto militare. Così come Mare*Go, anche Aurora nelle scorse settimane aveva sbarcato a Lampedusa senza autorizzazione. Tra i pescherecci è tornata in mare anche a Rise Above, della ong Mission Lifeline, che in queste ore si trova poco al largo di Lampedusa.

Tra i velieri che sono stati messi in mare si annoverano il Nadir, della Ong Resqship, e l'Astral di Open Arms. Entrambe sono tornate in attività la scorsa primavera ma, mentre il Nadir in questi giorni è piuttosto attivo nella spola tra le acque internazionali e Lampedusa, da dove entra ed esce in continuazione, stazionando in rada durante il giorno per non pagare la tassa di ormeggio, la barca a vela della Ong spagnola al momento si trova al sicuro nelle acque spagnole, in porto.

Si trova in porto in Spagna anche la Louise Michel, il piccolo motoscafo veloce che da maggio non esce da Burriana e che ha spesso sfruttato le sue dimensioni ridotte per ottenere lo sbarco a Lampedusa.

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