Subisce la sesta rapina, spara e non si pente: "I ladri temono il piombo"

Roberto Zancan, il gioielliere difeso da Graziano Stacchio, ha affrontato da solo un commando di ladri: "Cosa dovevo fare? Lì dentro c'è tutta la mia vita"

Subisce la sesta rapina, spara e non si pente: "I ladri temono il piombo"
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Si fa fatica a crederci. Eppure è tutto vero, per quanto irrazionale, ingiusto, assurdo. Vi ricordate di Roberto Zancan, il gioielliere di Vicenza che nel febbraio di 10 anni fa, era il 2015, subì l’assalto di una banda di rapinatori e che venne difeso da Graziano Stacchio? Ricordate l’intervento del benzinaio armato, il decesso di uno dei banditi, Albano Cassol, il processo e infine l’archiviazione? Bene. Dieci anni dopo, di nuovo. Un commando di 10 malviventi entra nel laboratorio di Zancan, a pochi metri da quel negozio colpito nel 2015, e cerca di portare via tutto facendo saltare in aria il caveau.

È la sesta volta che subisce un furto. Una volta “ci hanno rubato 2 milioni di euro”. Un’altra “mi avevano puntato la pistola alla testa davanti alla mia famiglia”. L’imprenditore ha raccontato tutto a Quarta Repubblica, ospite di Nicola Porro. Mercoledì scorso alle 2 di notte gli allarmi gli fanno sapere che diverse persone erano dentro la sua azienda: “Sono sceso dal letto, ho preso la pistola, sono arrivato in azienda e mi sono accorto che stavano sfondando tutto. Erano in dieci. Un commando di paramilitari armati - ha spiegato - Ho cercato di mettermi in un posto riparato, ho visto come agivano, ho cominciato ad urlare che smettessero e andassero via. A quel punto sparo tre colpi in aria e questi, come se nulla fosse, sono venuti verso di me. Avevo il telecomando in tasca, ho aperto il cancello e loro con gli estintori in mano me li hanno spruzzati addosso. Ho sparato. Cosa dovevo fare? O me o te”.

I proiettili, questa volta, non colpiscono nessuno. A quel punto i banditi, dieci in tutto, tre fuori e sette dentro il laboratorio, indietreggiano e iniziano a scappare. “Quella gente lì adora l’oro ma teme il piombo - ha detto Zancan - O sei aggressivo come loro o ti affronteranno sempre. Perché tanto non hanno nulla da perdere”. L’imprenditore li aveva tutti sotto tiro. Avrebbe potuto colpirli tutti. Ma ha visto che stavano fuggendo e “ho lasciato perdere”. “Quando renderò pubblici i video, la gente si renderà conto se ho esagerato oppure no”.

Dopo la scarica di adrenalina, arrivano le guardie giurate di vigilanza. E poco dopo i carabinieri i quali, invece di correre dietro al commando, si mettono a cercare i bossoli dei colpi esplosi da Zancan. “Io non ce l’ho con le forze dell’ordine, perché capisco che sono in condizioni pietose. Ma dico io: perché mi vieni a chiedere dove ho l’arma, quanti colpi ho sparato, a che altezza? Perché non andate a cercare questi farabutti subito e magari riuscite anche ad individuarli? Mi hanno fatto la solita trafila e lì mi sono cascate le braccia: mi sequestrano l’arma e poi la sera mi vengono a prendere anche le altre che sono tutte regolarmente registrate. E non è la prima volta. Sulla notifica c'è scritto che io trasportavo ingiustificatamente l’arma. Però attenzione: ho l’autorizzazione a detenerle sia in fabbrica che a casa. Con cosa dovevo fare, andare con una scopa? Dire ai ladri: aspettate che entro e prendo il fucile a pompa? Da casa mia all’azienda sono 300 metri”.

Uno dei ladri arrestati per il caso Stacchio esce tra pochi mesi. Certo, ha pagato il conto con la giustizia, ma per Zancan ha pagato “troppo poco”. E ora ha paura, visto che “me l’aveva giurata”. In dieci anni si è discusso tanto di furti, rapine e legittima difesa. Ma alla fine della fiera siamo ancora lì. Zancan verrà indagato, dovrà difendersi per aver difeso il suo lavoro. “Non gli ho permesso di mettere a segno un altro furto - ha raccontato a Porro, con le lacrime agli occhi - Lì dentro c’è la mia vita. È il posto di lavoro di 60 dipendenti”. Cosa doveva fare? Stare a guardare? “E i dipendenti? Devo dirgli: andate a casa perché non ho più nulla? Dopo l’ultima rapina che ho subito, l’assicurazione invece di dirmi che sono stato bravo, mi ha recapitato una raccomandata per dirmi che sono troppo a rischio e che mi toglieranno la copertura assicurativa. Ecco perché ho chiuso i punti vendita”.

Poi l’amara riflessione: “In un altro Stato avrebbero accusato i ladri di associazione a delinquere,

porto abusivo di armi, tentata rapine, tentato omicidio e avrebbero buttato via la chiave. Qui invece non vanno neanche in galera. Io sarò indagato perché ho sparato. Ma cosa caz*** dovevo fare? Io sto diventando matto”.

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