"È un tema medico. No alla propaganda delle lobby Lgbt"

Lo psichiatra Clerici: "Troppa leggerezza Ignorano la fragilità dei giovani"

"È un tema medico. No alla propaganda delle lobby Lgbt"
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Ideologia La disforia a volte viene «venduta» come una conquista di un diritto e non come un bisogno reale da valutare attentamente Ordine Un registro e linee guida chiare aiuteranno a fissare i criteri minimi perché un centro sia autorizzato Visite Mi risulta strano siano necessarie più visite psichiatriche prima di un intervento bariatrico che per cambiare genere Numeri Serve cautela, non è ancora chiaro quanti siano i casi, né quali siano le conseguenze della terapia ormonale sul lungo periodo Massimo Clerici è ordinario di psichiatria all’università Bicocca di Milano e già nel 2018 ha pubblicato, sulla rivista Jama Pediatrics, uno studio sul rischio di suicidio nei giovani con disforia.


Professor Clerici, crede sia utile la creazione di un registro?
«È assolutamente necessario perché il registro, dove viene rettificato l’atto di nascita, permette di avere dati reali precisi, che ad oggi non abbiamo, e di poter monitorare nel tempo la salute dell’interessato: stiamo parlando di interventi ormonali o chirurgici. Questo è un ambito ancora complesso e in parte oscuro ed avere un registro dei casi e degli interventi effettuati permetterà, nel tempo, di gestire le eventuali complicanze».

Cosa si aspetta dal tavolo ministeriale sulla disforia?
«Mi aspetto che dia indicazioni chiare sul fatto che vadano seguite le linee guida internazionali. Ci sono, sono riconosciute perché basate sulle evidenze, ma non tutti i centri le applicano. Serviranno a fissare le condizioni minime perché un centro che tratta la disforia sia conforme e da autorizzare. Per ora in Italia ce ne sono una novantina, la maggior parte privati. Servono regole uguali per tutti».

Pensaci sia troppa leggerezza nell’affrontare il tema?
«Spesso si. Ci si dimentica che stiamo parlando di una fragilità identitaria sul piano biologico e psicologico di ragazzi molto giovani. Sono contrario all’idea che il problema sia da gestire a livello ideologico e da portare in piazza in una dimensione politica. Stiamo parlando di problematiche mediche. Invece troppo spesso l’ideologia trionfa a danno delle conoscenze scientifiche».

E non tiene conto di tanti rischi del percorso di transizione, compreso quello del suicidio.
«I rischi non possono essere sminuiti solo in nome di un diritto. Le lobbies LGBT, pur legittimate ad intervenire sul piano dei diritti civili, devono essere presenti nella tutela della salute individuale e collettiva. Come tuteliamo un adolescente dalle possibili violenze domestiche, così lo dobbiamo tutelare da influenze sociali eccessive senza discriminare ma evitando che ci si faccia condizionare troppo».

Intende dire che ci sono casi in cui la disforia sia imboccata e non autentica?
«Può venire ’venduta’ come una conquista e non come un bisogno reale da valutare attentamente».

Secondo lei sono sufficienti 5 visite psichiatriche prima della transizione genetica?
«È un numero derivante da protocolli.

Ma, innanzitutto, vanno fatte in tutti i centri e poi devono essere visite specialistiche. Detto questo, mi chiedo perché debba servire un percorso più lungo e controllato per altre condizioni e terapie (la chirurgia bariatrica dell'obesità, ad esempio) e non per la disforia».

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