"Treno della propaganda". L'Anpi contro il vagone che ricorda le foibe

I partigiani contestano l'iniziativa in ricordo del massacro comunista: "Racconto propagandistico, strumento di rieducazione politica". Ma la critica rivela una certa insofferenza

"Treno della propaganda". L'Anpi contro il vagone che ricorda le foibe
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Il Treno del Ricordo, che tiene viva la memoria sul massacro delle foibe, torna a correre sui binari d'Italia. Ma non tutti sono contenti di accoglierlo. L'iniziativa itinerante promossa dalla presidenza del consiglio, e pensata per ripercorrere le violenze anti-italiane avvenute sotto il regime comunista di Tito, non convince i compagni dell'Anpi. Su Patria indipendente, il periodico dell'Associazione nazionale partigiani, è comparso infatti un articolo che critica duramente la mostra multimediale su rotaia, mescolando argomentazioni di natura storica a osservazioni politiche contro l'attuale governo.

"L'unico treno in orario, quello della propaganda", recita il titolo. E tanto basta a comprendere il tenore "partigiano" del successivo articolo. A firmare il pezzo è lo storico Eric Gobetti, non nuovo ad accuse di revisionismo sulle foibe attribuitegli dagli ambienti della destra e da lui chiaramente respinte con forza. "Anche quest'anno molte stazioni italiane saranno costrette a ospitare per un mese intero il Treno del Ricordo", esordisce l'articolo pubblicato dalla rivista dell'Anpi. "Naturalmente - si legge - è l'ennesima iniziativa dedicata al tema delle foibe e dell’esodo, che pare ormai essere l'unico argomento storico, o culturale in genere, su cui il governo investe". Al di là della discutibile affermazione, non si comprende quale sia il problema: dovrebbe infatti essere apprezzato il fatto che si dia spazio alla memoria di una delle pagine più buie e meno conosciute della storia recente.

Poi l'ulteriore attacco. "Il percorso attraverso i vagoni è scandito da tutti i miti propagandistici sul tema già ampiamente smentiti dagli storici", sostiene ancora Gobetti, parlando di "realtà distopica nella quale, secondo la ben nota logica orwelliana, la ripetizione ossessiva di slogan falsi rende vere quelle bugie". Lo storico poi contesta il fatto che gli infoibati furono uccisi perché italiani. Ma sul punto, proprio lo scorso anno, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fu chiarissimo ed esplicito: "Per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l'unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani". All'Anpi tuttavia non sembrano esserne ancora convinti.

Da non credere, infine, la parte dedicata alla recensione della mostra. "Nessuno può sfuggire al racconto propagandistico trasmesso dal video e dagli altri messaggi presenti sulle pareti dello spazio angusto in cui è costretto. Insomma, non una libera visita, ma una visione obbligata pensata come uno strumento di rieducazione politica". Il resoconto stupisce, per quanto appaia condizionato da una percezione molto soggettiva.

I toni aspri dedicati al Treno del Ricordo, peraltro, trasmettono la sensazione di una certa insofferenza. Come se l'Anpi desiderasse dispensare patenti di autenticità storica sulla commemorazione delle foibe. Come da sempre pretende di fare anche sulla Resistenza.

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