"Vietato legare le bici ai pali per strada". Il Comune vince la guerra contro i ciclisti

"Multa, deturpano il decoro". Ma è già pronto il ricorso al Consiglio di Stato

"Vietato legare le bici ai pali per strada". Il Comune vince la guerra contro i ciclisti
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Macchine e moto costano tanto e le restrizioni per l’accesso al centro città sono sempre più stringenti. I mezzi pubblici funzionano e non funzionano, e spesso biglietti e abbonamenti subiscono aumenti difficili da sostenere. Inoltre è forte la spinta a inquinare meno e ad abbracciare la svolta green.

Come fare a muoversi in città? Facile, con la bicicletta! Si va veloci, non si inquina, non si spende e si fa pure attività fisica. Perfetto. Ma non a Cagliari. Già perché nel capoluogo sardo le biciclette non si possono incatenare «nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo». Cioè, puoi andare in bicicletta ma quando arrivi a destinazione, non la puoi legare al classico palo o alla funzionale ringhiera. Se te la rubano, quindi, affari tuoi. Il motivo? Le bici legate qua e là sono contrarie alla vivibilità e al decoro pubblico come stabilisce il regolamento di polizia locale del Comune.

La norma ha fatto infuriare i ciclisti cagliaritani e la Fiab, Federazione italiana ambiente e bicicletta, ha deciso nei mesi scorsi di fare ricorso al Tar che ieri ha però rigettato il ricorso e spiegato che il divieto è legittimo e insindacabile. Per i giudici amministrativi infatti «la salvaguardia della vivibilità e del decoro della città evidentemente resterebbero inevitabilmente pregiudicati da un disordinato e incontrollato accatastamento di biciclette ancorate a supporti pubblici destinate ad altre finalità», anche se non intralciano la circolazione. Ma non finisce qui. La Fiab continua la sua battaglia sostenendo che il provvedimento non è adeguato anche perché in città non ci sono rastrelliere sufficienti ed è proprio il Comune a non aver provveduto a dovere.

Ma secondo il Tar «non vi è alcuna correlazione immediata e diretta tra il numero delle rastrelliere utilizzabili e l’asserita illegittimità della disposizione regolamentare impugnata». Se per alcuni casi dovrebbe vigere il buonsenso, rimane infatti vietato legare le biciclette alle ringhiere dei monumenti, in altri casi meno eclatanti è battaglia aperta.

Anche perché per i trasgressori è prevista una sanzione che va da 100 a 300 euro, mica noccioline. E i ciclisti, infuriati, indossano l’elmetto invece che il caschetto e non si fermano alla rpima alita.

«Se manca una distribuzione capillare di rastrelliere, l’aggancio a un supporto qualsiasi rappresenta l’unica alternativa possibile di parcheggiare la bici per cui non può essere percepita come un mancato rispetto degli spazi comuni e della loro organizzazione», spiega la Fiab, che ha già

dato mandato ai suoi legali per impugnare il provvedimento davanti al Consiglio di Stato minacciando anche mobilitazioni in città. Hanno voluto la bici, e ora pedalano.
Anche se non possono parcheggiarla in sicurezza.

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