Lunedì sera, mentre il figlio - che tra qualche mese compirà 18 anni - veniva interrogato dal pm del tribunale dei minori nella caserma dei carabinieri del comando provinciale di Como, i parenti entravano e uscivano nervosamente dalla caserma, prendendosela i giornalisti, al punto che per poco non hanno messo le mani addosso a qualche collega. «Male non fare, paura non avere» ha detto più volte il padre allargando significativamente le braccia davanti alle telecamere come se il gesto fosse risolutivo a definire che, assurda per lui, dovea essere tale per tutti. «Mio figlio non c’entra nulla con questa storia, hanno preso un granchio». Anche la nonna del ragazzo lo scagionava con fermezza: «Mio nipote ha un alibi, nelle ore dell’omicidio era impegnato in una lezione di scuola guida a Dongo».
In realtà il ragazzo, alla presenza del suo avvocato, era sotto torchio dalle 7 del mattino e, nonostante continuasse a negare con ostinazione ogni responsabilità, i militari dell’Arma intorno alle 22 lo fermeranno formalmente accusandolo di omicidio volontario aggravato come l’autore dell’omicidio di Candido Montini, il pensionato di 76 anni ed ex vicesindaco di Garzeno (Como) ucciso a coltellate nella sua abitazione il 24 settembre scorso. Movente del delitto, il denaro, di cui il ragazzo - autore, ma senza grande successo, di canzoni di musica trap - avrebbe avuto bisogno urgente anche per l’acquisto di stupefacenti di cui sembra fare uso frequente. Quindi potrebbe trattarsi di una rapina finita male. In una delle sue canzoni il ragazzo canta: «Voglio soldi, voglio soldi, voglio audi, voglio lambo, voglio oro giallo sul mio corpo».
La svolta nelle indagini è arrivata dopo i riscontri tecnico scientifici, sulla scena del crimine, tra cui alcune tracce trovate sul portafogli della vittima lasciato dall’assassino, che prima l’ha svuotato, lungo la via di fuga, una stradina pedonale che passa tra le case e vecchie legnaie. Sempre ai margini di quella strada, sulla tettoia di una legnaia, era stata rinvenuta anche l’arma del delitto - un coltello da cucina, tutto in metallo, impugnatura compresa - con la quale era stato ucciso il 76enne. E proprio la tipologia dell’arma potrebbe aver tradito il presunto omicida. Che nell’infierire contro la sua vittima si sarebbe procurato una ferita alla mano.
Un altro elemento che avrebbe incastrato il ragazzo, residente non lontano da Garzeno ma non in paese, è il cancelletto che ha scavalcato per arrivare alla porta di casa di Montini. Un gesto ripetuto anche nella fuga (lasciando una traccia anche lì).
Una circostanza questa che ha portato gli investigatori dell’Arma a escludere un delitto maturato nell’ambiente più vicino alla vittima (che, sicuramente, sapeva come aprire agevolmente il cancelletto senza bisogno di scavalcare).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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