"Nel cinepanettone l’Italia dei cialtroni"

Neri Parenti: "In Natale a Beverly Hills raccontiamo un mondo di bugiardi un po’ confusionari". Il film consiste in due episodi distinti, uno con De Sica e Ghini, l’altro con la Hunziker e Gassman

"Nel cinepanettone l’Italia dei cialtroni"

Los Angeles - Sembra ancora piena estate a Beverly Hills, tempo da cartolina che è una delle attrattive dell’enclave del lusso al centro di Los Angeles. Siamo al Beverly Hilton, lo storico hotel dove si svolgono i Golden Globes, ma anche una delle location di Natale a Beverly Hills. Tra un ciak e l’altro incontriamo Christian De Sica, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Paolo Conticini, Michelle Hunziker, Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi, interpreti del film con Michela Quattrociocche ed Emanuele Propizio, nonché il regista Neri Parenti e il produttore Luigi De Laurentiis. Il film consiste in due episodi distinti che saranno intercalati al montaggio: uno in cui l’attempato gigolò interpretato da Christian De Sica, compagno di una riccona ultraottantenne, si fa mollare per un uomo più giovane dopo l’incontro casuale con la donna che aveva abbandonato incinta diciassette anni prima (Sabrina Ferilli). Un incontro che metterà in moto una valanga di avventure e malintesi. L’altro episodio si incentra su di una coppia (Michelle Hunziker e Alessandro Gassman) che prima di sposarsi organizza feste di addio al celibato separate. Ma la ricomparsa di un compagno di scuola dello sposo (Gianmarco Tognazzi) scompiglierà le carte in tavola.

Seguendo la tradizione degli altri film di Natale, anche questo userà alcune delle location più conosciute della città prescelta: Rodeo Drive, Universal CityWalk, le spiagge di Santa Monica e Malibu, e il Bradbury Building, dove fu girato Blade Runner, anche se nel film non vi sono riferimenti cinematografici. «Noi al cinema portiamo sempre località da sogno e allegria», dice Luigi De Laurentiis. «La gente ha bisogno di sognare, di spensieratezza, di ridere e di rilassarsi, e penso che questo sia il segreto del successo della serie. Vorrei precisare però che, contrariamente a quanto molti pensano, prima scriviamo il soggetto poi scegliamo il posto», aggiunge Neri Parenti, regista e sceneggiatore. «Per noi è importante che il soggetto si diversifichi dai precedenti, visto che gli attori sono più o meno gli stessi».

«Lavorare con le stesse persone è fantastico, si fa prima», dice De Sica, «e il bello è che ci si diverte ancora tantissimo. Io credo che il successo della serie dipenda anche da questo. Inoltre il film di Natale racconta con leggerezza e ironia quel che succede in Italia, ma senza salire in cattedra come certi film autoriali».

«Trovo che negli ultimi anni ci sia stata una trasformazione positiva del film di Natale», precisa Alessandro Gassman, assecondato dall’altra new entry Gianmarco Tognazzi e da Paolo Conticini, «la serie è diventata più una commedia di situazione, meno volgare e farsesca, con storie più compiute. Pure l’aggiunta di attori come Massimo, Sabrina e Michelle è stata vincente. E il successo crescente conferma che la serie, oltre al pubblico tradizionale, ha raggiunto altre fasce di popolazione».

Per Michelle Hunziker questo film segna anche la chiusura di un cerchio. «Quando avevo vent’anni e avevo appena iniziato a fare tv, sono venuta tre mesi a Los Angeles a studiare recitazione, perché il mio sogno è sempre stato il cinema, specialmente la commedia. Avevo con me Aurora che aveva due anni e andava all’asilo. E ora sono qui per lavoro e Aurora andrà a scuola. Integrarsi in questo gruppo è facile, Neri Parenti sa metterti a tuo agio, è molto professionale».

«E ha un senso dell’umorismo straordinario», aggiunge De Sica, «come l’avevano Risi, Monicelli o Corbucci. È l’unico che oggi sa fare comicità pura».

«Far ridere è un’arte, è molto più difficile del dramma», afferma Sabrina Ferilli. Ma in questi film c’è sempre una lettura sociale, sono straordinari nel tirare fuori tic tipicamente italiani. Sottolineano aspetti grotteschi del carattere nazionale, coi loro personaggi strafottenti, ciarlatani, ma in fondo simpatiche canaglie, e quindi non danno ansia al pubblico, perché non sono film di denuncia».
Ancora De Sica: «Il film di Natale è come un panino che deve essere venduto fresco. Assorbe le mode che ci sono nell’aria, racconta il presente con una certa immediatezza. Magari una sceneggiatura scritta in cinque anni è perfetta, ma rischia di non essere attuale».

«Raccontiamo un’Italia di bugiardi, fedifraghi, caciaroni, confusionari», conferma Parenti. «L’unica differenza è che è un’Italia ricca, contrariamente alla maggior parte del Paese. Ma anche con la crisi i ricchi ci sono sempre».

E a proposito di crisi, la produzione di Natale a Beverly Hills è stata vista come una manna dall’industria hollywoodiana, dove i set si sono dimezzati rispetto al 2008. «La California ci ha accolto a braccia aperte», spiega De Laurentiis, «siamo uno dei venticinque progetti che hanno ricevuto un incentivo speciale che consiste nel 25 per cento dei soldi spesi nello Stato. Senza dimenticare che questi film sono visti da milioni di spettatori e fanno una pubblicità enorme alla città che li ospita, attraendo anche nuovi turisti italiani».

Non che di visitatori non ve siano già molti. «Ieri due bus di italiani si sono fermati a Rodeo Drive e hanno invaso il set», racconta de Sica. «Agli assistenti che cercavano di tenerli lontani urlavano “ma lasciateci stare, sono roba nostra!”.

Mentre le celebrità locali non ci riconoscono: praticamente ogni giorno Larry King passa davanti al set e chiede sempre "che film è?", e io gli rispondo: "Un film italiano". "E chi sono gli attori?", e io: "Non lo so"».

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