Nell’Italia mondiale un Gilardino e poco più

Il romanista, l’unico risparmiato dagli avversari, regala anche piccole prodezze

Franco Ordine

nostro inviato a Ginevra

Se qualcuno s’intende di corsi e ricorsi storici, può anche prenderla bene. E rammentare, come ha fatto di recente Enzo Bearzot, che la sua Italia lanciata verso il titolo debuttò con un deludente pareggio in amichevole a Braga, in Portogallo. Se invece bisogna fidarsi solo della realtà e non inseguire sogni che possono morire all’alba, ecco che il resoconto della prima amichevole è poco incoraggiante. Dal punto di vista fisico, la Nazionale è un bel tratto di strada dietro, dietro almeno un altro concorrente del torneo, la Svizzera, per esempio. Se dipendiamo da Totti, la sua rincorsa verso un decente stato di forma comincia con ritardo. E bisogna attenderlo con fiducia. Lavora sodo ma può offrire poco al momento, specie nel tratto iniziale del mondiale. Il test dell’albero di Natale non è granché, la squadra si muove meglio, molto meglio nello schema classico del secondo tempo quando segnala, di positivo, solo la velocità di Iaquinta che se la cava meglio di Del Piero. Un pareggio di poco conto, allora.
L’accoglienza è di quelle che massaggiano il cuore. Nello stadio di Ginevra arrivano ragazzi in maglia azzurra, paisà avvolti nel tricolore: da queste parti l’affetto per la Nazionale resiste alle potenti spallate dello scandalo. E di veleni non c’è alcuna traccia, applausi liberatori del popolo tricolore a Buffon e Cannavaro, striscioni beneauguranti infiocchettano la curva. Meglio di così difficile prevedere. Poi tocca controllare da vicino lo stato di salute del club Italia. E al culmine dei primi dieci minuti emergono le prime differenze, confermate dal resto della frazione: la Svizzera è già più avanti nella condizione, hanno uno schema più collaudato anche se pagano pegno al primo errore commesso alle spalle di Vogel. Barnetta sbaglia infatti l’uscita liberando la corsia all’incursione di Grosso, azionato da una giocata lucida di Del Piero: il cross del palermitano ripropone la stessa traiettoria di Serginho e per Gilardino, posizionato al posto giusto nel momento giusto, è un giochino timbrare il cartellino dell’amichevole col sigillo numero 7 della sua carriera azzurra.
Il modulo ad albero di Natale fatica a decollare: consente a Totti, è vero, di restare al coperto, di non esporlo cioè ai quattro venti, ma c’è bisogno di altre prove, di maggiore applicazione dei centrocampisti per trovare la perfezione geometrica delle posizioni. E molti degli azzurri proposti nel primo tempo sono in netto ritardo sullo stato di forma accettabile, Camoranesi tra gli altri, in modo accentuato. Quando i giocolieri reclutati da Lippi, Pirlo, Totti, Del Piero, riescono a sottrarsi al pressing svizzero e a dialogare fitto in palleggio, le giocate risultano di ottima fattura: una volta Totti non trova la misura, una volta Gilardino, lanciato da Gattuso, viene stroncato sul limitar dell’area. Appena la Svizzera forza il ritmo, recupera il pareggio meritato poco dopo la mezz’ora. Succede sulla palla persa da Materazzi che Gygax trasforma, dopo breve corsa, in un petardo da far esplodere a mezza altezza nell’angolo lontano di Buffon. Da perfezionare, nell’impianto azzurro, anche l’esecuzione delle punizioni: Pirlo e Totti devono darsi il cambio ma lo fanno in modo pasticciato, a danno della sopresa e anche dell’efficacia.
Le sei sostituzioni, nella ripresa, sottraggono alla prova il valore simbolico del test attendibile. Vale solo per Totti tenuto dal Ct fino alla fine e per lo schieramento tattico ritoccato in modo consistente e non solo per l’arrivo di Iaquinta, spalla di Toni, due punte davanti al romanista che va invano alla ricerca dell’ispirazione geniale. Con De Rossi di supporto alla difesa, si balla meno nel prato di casa Buffon ma sono rare le occasioni che consentono agli azzurri di ribaltare il gioco, di mettere la Svizzera nei guai e di scoprirne la ridotta cifra tecnica.

È bene che gli azzurri si abituino presto ai parametri introdotti dalla Fifa per il prossimo mondiale: da sconsigliare proteste verbali, interventi rozzi e fuori tempo, Zaccardo e Gattuso sono i primi della lista a finire tra gli ammoniti ma bisogna cambiare registro per evitare sanzioni pesanti. Aspettano l’Italia al varco, è bene rendersene conto: al primo errore, scatta la punizione.

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