Nella Galleria d'arte moderna di Palermo va in scena il "Passaggio difficile" di De Grandi

"Il passaggio difficile", una grande installazione che si struttura lungo gli spazi espositivi della Galleria d'Arte moderna di Palermo. Un'opera di Francesco De Grandi, artista tra i più affermati del panorama siciliano

Nella Galleria d'arte moderna di Palermo 
va in scena il "Passaggio difficile" di De Grandi

Con la personale di Francesco De Grandi, che segue a ruota quelle di Andrea Di Marco e Stefania Galegati, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo prosegue il suo progetto espositivo dedicato ad alcuni tra i più interessanti e affermati artisti siciliani delle ultime generazioni. La mostra, che inaugurerà negli spazi del Complesso Monumentale di Sant’Anna il prossimo 29 settembre, è realizzata in collaborazione con l’associazione Ars Mediterranea e la galleria Aike-Dell’Arco (Palermo/Shanghai). Il catalogo della mostra è affidato alla storica casa editrice siciliana Flaccovio Editore.

“Il passaggio difficile” è un’opera unica, una grande installazione pittorica che si struttura lungo gli spazi espositivi della GAM. Molteplici visioni, ma concepite per un solo viaggio, un attraversamento interiore, lento, rituale. Francesco De Grandi, tra i più talentuosi artisti italiani di media generazione che utilizzano il linguaggio pittorico, concepisce una mostra che va letta come una scrittura articolata e compatta, un testo narrativo, una sceneggiatura teatrale scandita in tre atti.

Sono le immagini a ricamare una scrittura distesa su più livelli, che attinge da immaginari complessi legati alla pittura di genere (paesaggio, ritratto, natura morta), tra atmosfere gotiche e post-romantiche, estetica del nostalgico, venature noir, incursioni psichedeliche, celebrazione del sacro, sentimento panico della natura, gusto per il decadente. Il leitmotiv del "viaggio" attraversa l’intero progetto espositivo, ricollegandosi a una immensa ed eterogenea tradizione letteraria: il viaggio come ricerca interiore, pulsione creativa, avventura spirituale, psicologica o esistenziale.

E si va dall’Odissea alla Divina Commedia, passando per la Bibbia, dai fratelli Strugackij (e poi Tarkovskij) ai romanzi di Conrad, da Goethe a William Gibson, da Calvino a Jodorowsky. Francesco de Grandi affida questo tema alla sua pittura complessa, una pittura sicuramente narrativa ma al contempo deflagrata, tra continui strappi, naufragi, incendi, precipizi, cieli commossi, nuvole plumbee, fiori carnivori, alberi-titani. Una pittura che gioca con il “genere” per destrutturarlo, al fine di confondere le acque.

Attraverso l’uso di “oggetti pittorici non identificati” si definiscono entità ambigue, straniate, capaci di mantenere intatto il mistero della visione.

Dipingere, dunque, praticando una forma di narrazione anomala, in cui continui slittamenti, interruzioni, sovrapposizioni e derive, costruiscono una maglia chiaroscurale discontinua e seducente. Insomma, un'opera unica che merita di essere tenuta nella giusta considerazione che merita. 

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