Il New York Times fa la sua scelta: "Vogliamo una finale Clinton-McCain"

Il quotidiano dichiara il proprio appoggio ai due candidati. E affonda il coltello su Giuliani. Oggi voto democratico in Sud Carolina. Obama è il favorito, Edwards si gioca tutto

Il New York Times fa la sua scelta: 
"Vogliamo una finale  Clinton-McCain"

Sempre più John McCain tra i repubblicani, sempre più Hillary Clinton tra i democratici; almeno stando ai sondaggi e al New York Times, che ieri ha espresso il proprio appoggio a questi due candidati. Eppure oggi dovrebbe essere il giorno di Barack Obama, nella Carolina del Sud che vota per le primarie del partito democratico. Qui il 50% della popolazione è di colore, qui il senatore dell’Illinois ha concentrato gli sforzi negli ultimi sette giorni. Non può accontentarsi di vincere, deve stravincere per arrivare di slancio al supermartedì (5 febbraio), quando una ventina di Stati andrà alle urne contemporaneamente.

Hillary sembra rassegnata alla sconfitta. Concluso il durissimo duello televisivo organizzato a Charleston dalla Cnn, durante il quale lei e Barack se ne sono dette di tutti i colori ricorrendo a non pochi colpi bassi, è salita sul suo aereo, l’Hil Force One, e non ha più fatto ritorno nella Carolina del Sud. Ha lasciato Bill a presidiare il territorio, preferendo fare campagna negli Stati ricchi di delegati: California, New York, New Jersey e, naturalmente, Arkansas, governato da suo marito negli anni Ottanta prima dell’ascesa alla Casa Bianca.

E mentre salta fuori una foto di Hillary con il finanziatore corrotto Tony Rezko, grande amico di Barack, ultimo veleno di una campagna sempre più sporca, gli ultimi sondaggi della Carolina del Sud confortano Obama: è in testa di almeno tredici punti (38% a 25%), ma deve guardarsi dal terzo incomodo, quel John Edwards che da queste parti gioca quasi in casa, in quanto ex senatore della Carolina del Nord. Quattro anni fa proprio qui vinse a sorpresa diventando il principale antagonista del favorito John Kerry. Ora ha bisogno disperatamente di un secondo posto, non tanto per puntare a una nomination (improbabile), ma per posizionarsi in vista della convention democratica dove, secondo i politologi, potrebbe diventare l’ago della bilancia nel caso né Hillary né Obama abbiano la maggioranza dei delegati. E, considerata l’inimicizia personale tra i due, proprio lui potrebbe diventare il candidato vicepresidente.
Nelle ultime ore Edwards è dato in forte rimonta, tra gli elettori neri, ma soprattutto tra quelli bianchi. Pochi giorni fa era al 15%, ora è salito al 21% a poca distanza dalla Clinton, che intanto si gode l’appoggio del New York Times.

Sebbene indipendenti, i grandi giornali americani tradizionalmente si schierano indicando il miglior candidato di entrambi i partiti. E il New York Times conta ancora parecchio. Lo sa bene Rudolph Giuliani che da quando è stato descritto come un politico vendicativo e moralmente spregevole è crollato nei sondaggi; sia a livello nazionale sia soprattutto in Florida, lo Stato che avrebbe dovuto lanciarlo e dove invece sarebbe addirittura terzo dietro McCain e Huckabee. Il quotidiano della Grande mela conosce bene Hillary, che proprio a New York è stata eletta senatrice, ma per lei ha avuto solo parole di elogio: «Ascoltando i suoi programmi e le sue risposte ai grandi problemi dell’America, siamo rimasti impressionati dalla profondità delle sue conoscenze, dalla forza del suo intelletto, e dalla sua ampia esperienza». Insomma, sarebbe «un forte comandante supremo».
In campo repubblicano, invece, le preferenze vanno a McCain e per una ragione assai semplice: «è l’unico candidato repubblicano che promette di non seguire la strada di Bush».

E poi: è un uomo onesto, previdente, che sa essere all’occorrenza bipartisan. Insomma, «un genuino eroe di guerra capace di guidare gli Usa». Anche McCain è forte di un altro appoggio di peso: quello dell’ex segretario di Stato Henry Kissinger,
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