Niente blacklist dei Vip ma nel mirino c'è il produttore Sarde

Nove donne denunciano l'uomo oggi ottantenne per fatti degli anni '90. Il via con "Le deuxième acte"

Niente blacklist dei Vip ma nel mirino c'è il produttore Sarde
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Vietato rimbalzare la palla a giudici e magistrati per la semplicissima ragione che in tribunale non è mai stata depositata alcuna accusa o denuncia relativa ad abusi sessuali o sessisti. Tuttavia il tema continua a tenere calda la tensione e l'attenzione di Cannes che finalmente, dopo tante chiacchiere, ricomincerà a parlare di cinema e non di prevaricazioni erotiche. Ma andiamo con ordine.

La parte lesa sarebbe composta - condizionale d'obbligo perché il presente indicativo rischia di essere già figlio di un'ombra di sospetto - da Annelise Hesme e Laurence Côte, insieme a un manipolo di colleghe senza volto, senza nome e senza paura. Almeno per ora. Si tratta di due attrici con alterne fortune. La prima è nota in Italia per fortunate commedie come Sarà il mio tipo? mentre la seconda si è allontanata dal cinema per il disgusto.

L'«ecce homo» poco divino e molto terrestre sarebbe invece Alain Sarde, produttore che negli anni '90 avrebbe «lusingato» la Hesme invitandola a cene importanti, libera di sedurre e farsi sedurre. Anche Sarde, da una decina d'anni è uscito dai riflettori e oggi che ha più di 80 primavere alle spalle deve fronteggiare il suo passato.

Il parterre è composto da Juliette Binoche e Isabelle Huppert che, ad ampio spettro, hanno alzato la voce sull'inerzia delle autorità, a loro detta pigre sul tema degli abusi sessuali nella Settima arte in Francia.

La motivazione è spiegata in apertura, ma tant'è. Lo scandalo talvolta è tale anche se non viene fatto scoppiare ma ci si limita ad adombrarne la presenza.

E Cannes numero 77 si appresta a alzare il sipario sotto questa cattiva stella. Però la promessa che oggi Mediapart avrebbe diffuso una lista di dieci nomi di attori travolti nel sex affaire è stata smorzata dallo stesso Mediapart che ha pubblicato una signora smentita. «Non ci sono e non ci saranno liste. Si tratta di falsità messe in giro ad arte dai soliti male informati. Peccato che stavolta siano giornalisti, più abili a dequalificare il proprio mestiere invece che nobilitarlo in una fase delicatissima della vita della carta stampata».

La precisazione - perché non si può parlare di rettifica - è apparsa via internet. Se questo è un recondito messaggio lo lasciamo ai dietrologi specialisti. Di certo c'è che la questione è approdata sul ben più modesto e umano tribunale della giuria del festival, presieduta dalla regista di Barbie, Greta Gerwig, e composta da Nadine Labaki, Pierfrancesco Favino, Juan Antonio Bayona, Omar Sy, Eva Green, Lily Gladstone, Ebru Ceylan e Kore-eda Hirokazu.

Interpellata in merito, «madame le president» si è mostrata giustamente disorientata alla stregua di chiunque si trovi a commentare un pettegolezzo come se fosse verità e in assenza di una denuncia. «Siamo qui per giudicare film e opere cinematografiche, non persone di cui non sappiamo nulla», ha detto Gerwig. Posizione su cui si sono allineati anche i colleghi. E nulla è trapelato nemmeno quando il campo degli abusi è stato circoscritto agli Stati Uniti. In buona sostanza nessuno se la sente di ipotizzare nulla, soprattutto se nulla esiste eccetto il famoso venticello di cui parlava il Barbiere di Siviglia.

In serata, bando alle ciance e al via i film. I giurati vengono presentati al pubblico nella cerimonia che ha preceduto Le deuxième acte di Quentin Dupieux, una commedia sul teatro in presa diretta stile Yannick. Poi sarà la volta della prima vera stella del firmamento cinematografico.

Oggi Meryl Streep, che sarà premiata con la Palma d'oro d'onore, incontrerà Cannes. Chissà se anche a lei verrà chiesto qualcosa di stupri veri o presunti o tentati, nascosti nell'anonimato, tra le pieghe di un quarto di secolo fa e forse anche di più. E soprattutto senza denunce...

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