Daniela Uva
Salvatore viveva da quasi trentanni con una grave forma di diabete scompensato e di cirrosi epatica. Ora è salvo, grazie al primo trapianto combinato in toto di fegato e pancreas mai svolto in Italia. Loperazione è stata eseguita allospedale Niguarda lo scorso 22 luglio dal dottor Luciano De Carlis, responsabile dellunità operativa dei trapianti del fegato, e dal dottor Cosimo Vincenzo Sansalone, responsabile dellunità operativa dei trapianti di rene e pancreas.
«Il paziente sta bene e fra qualche giorno sarà dimesso - racconta Sansalone -. La scorsa settimana ha festeggiato i suoi 44 anni in ospedale. Abbiamo aspettato così tanto tempo per annunciare la notizia perché volevamo essere sicuri del successo del trapianto». La riuscita dellintervento è stata accolta con grande entusiasmo e soddisfazione da parte delléquipe medica. Grazie a questa operazione, infatti, tanti pazienti gravemente malati potranno tornare a svolgere una vita normale. E soprattutto di qualità.
«Lintervento è stato abbastanza complesso - spiega il chirurgo - perché abbiamo dovuto trapiantare due organi. Il nostro paziente soffriva dalletà di 15 anni di una grave forma di diabete mellito. Nonostante linsulina, non riusciva a controllare bene i livelli di glicemia. Nel tempo si sono aggiunte complicazioni come la retinopatia e la neuropatia, aggravate da unepatite virale che ha causato la cirrosi epatica. La sua aspettativa di vita era di qualche mese».
Dopo lunghi consulti, léquipe ha deciso di tentare lintervento. Il cui esito positivo è stato favorito dalla giovane età delluomo. «Gli organi sono stati donati da ununica persona deceduta a 50 anni per trauma cranico in un ospedale lombardo - dice -. Lespianto è durato tre ore. Poi abbiamo cominciato il trapianto. Prima del fegato. Trenta minuti dopo, quando la situazione si era stabilizzata, siamo passati al pancreas. Loperazione è durata circa 12 ore, dalle sei della mattina alle 18 del pomeriggio. È andato tutto bene. Adesso possiamo sicuramente affermare che Salvatore è un ex diabetico e un ex cirrotico». Tradotto: la sua apettativa di vita è la stessa di altri pazienti sottoposti a trapianto. In più, con il tempo, potrà tornare a svolgere qualunque attività e non dovrà più sottoporsi a continui ricoveri. Una volta a casa, luomo dovrà soltanto seguire le cure e i controlli di routine. «Sono quelli normalmente prescritti a pazienti trapiantati - afferma Sansalone -. Salvatore dovrà assumere farmaci per favorire limmunosoppressione. Per scongiurare, cioè, il pericolo che lorganismo rigetti i nuovi organi. Poi dovrà sottoporsi a controlli frequenti, almeno durante il primo anno». Ma la sua vita tornerà a essere regolare. Un sogno per molte persone.
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