Mosca - Tutelare la dignità di un nonno è sacro. Ma se il nonno è Stalin, la missione è quantomeno ardua. Il baffo d'acciaio l'ha ereditato di sicuro e l'espressione, un po' affettata, pure. Ceppo georgiano, severità sovietica. La storia di Ievgheni Dzhungashvili è quella di un nipote e di un nonno. Molto ingombrante.
Nipote di Stalin Ievgheni Dzhungashvili è il nipote di Iosif Vissarionovič Džugašvili, al secolo Stalin. Il nonno è sempre il nonno e Ievgheni, questo assioma affettivo, lo porta alle estreme conseguenze. Da anni cerca invano di riabilitare l'immagine del dittatore russo a colpi di querele e cause per diffamazione. Cause puntualmente perse.
Battaglia contro la Novaya Gazeta Ievgheni balza agli onori delle cronache mondiali nel settembre del 2009, quando trascina in tribunale un quotidiano moscovita, la Novaya Gazeta, colpevole di aver pubblicato un articolo che sosteneva che Stalin avesse ordinato personalmente la fucilazione di civili. Un nulla di fatto. Nemmeno un mese dopo, il 13 di ottobre, la Corte russa rigetta la sua richiesta.
Richiesta di risarcimento: 252mila euro Ora arriva una nuova sconfitta. Questa volta il nipote ha tentato di negare che il dittatore sovietico facesse fucilare
anche i bambini.
Un tribunale di un distretto di Mosca ha respinto la querela di Ievgheni Dzhungashvili contro Radio Eco Mosca,
una storica emittente indipendente alla quale il nipote di Stalin chiedeva un risarcimento dell'equivalente di 252
mila euro per le citazioni da un libro lette durante un programma dell’ottobre scorso: "Stalin - questa una delle
frasi al centro della controversia - ha firmato un decreto che i bambini potevano essere fucilati come nemici del
popolo a partire da 12 anni".
Il trbunale conferma: fece fucilare i bambini Dzhungashvili pretendeva che il tribunale riconoscesse tali frasi come "inventate, false e diffamatorie dell’onore
e della dignità di Stalin".
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