Disoccupato, una moglie invalida totale e una figlia dodicenne. E in fondo alla graduatoria per la casa popolare. Davanti? «Gli extracomunitari, che tra ingiunzione di sfratto, nuclei familiari gonfiati e condizioni igieniche inaccettabili, guadagnano le prime posizioni per l'aggiudicazione». Mario Riboldi, 53 anni, è allo stremo. Va avanti a «tapulli», 20-30 euro al giorno. Lui ex artigiano a Mondovì, un'impresa con la moglie Caterina, poi la recessione, commesse che saltano e la chiusura della ditta. Fanno i custodi e si mettono a disposizione per lavori manuali. Poi, quattro anni fa, la diagnosi di sclerosi multipla per Caterina, 40 anni, che oggi si muove solo se accompagnata dal marito. «Risulto a reddito zero. Il mese scorso ho scritto anche al Presidente della Repubblica per chiedere aiuto, ma sto ancora aspettando una risposta». Disperazione che diventa provocazione: «Arrivo ad autodenunciarmi alla Guardia di Finanza perché lavoro in nero». S'è mosso qualcuno? «Macché, né i finanzieri, né i servizi sociali. Senza mutua, infortunio e pensione, se mi succedesse qualcosa, cosa ne sarà di mia figlia e mia moglie?».
Cerca attenzione Mario, un grido assoluto che si carica della sofferenza di Caterina, delle urgenze della figlia adolescente, della dignità di famiglia. Vivono a Solva di Alassio, in collina.
«Quando siamo entrati me la sono sistemata io. Due camerette, un bagno, cucina e piccolo ingresso, senza riscaldamento. Poi la padrona è morta e il figlio rifiuta i soldi dell'affitto per costringerci a lasciare la casa. Non ci ha neppure dato lo sfratto, così siamo penalizzati quanto ai requisiti per l'assegnazione della casa popolare». Mario compila la domanda in Comune: neanche gli occhi per piangere, la pensione d'invalidità di Caterina che fa 246 euro al mese («1.500 euro mensili di punture le passa lo Stato, ma tutte le altre medicine le acquistiamo noi»), una figlia che va a scuola, e 500 euro guadagnati in nero. Sta al quarantaquattresimo posto in graduatoria su settanta, che slitta se aggiunto alle liste provinciali. «Davanti ho queste famiglie di extracomunitari che riescono a superare l'«empasse» mischiando nuclei familiari e sfratti e ad ottenere la casa - insiste Mario -. Forse in Comune pensano che gli italiani qualche parente cui appoggiarsi lo trovino, ma noi non abbiamo nessuno. E non è questione d'essere razzisti, perché faccio anche un po' di volontariato alla Uil come delegato per gli extracomunitari impiegati nell'agricoltura e capisco i loro problemi. Io lavoro appena trovo, cerco di tenere duro e non è facile, poi magari altri che fanno meno, o nulla, vengono sistemati». Ha una Twingo vecchissima di cui non paga il bollo. Sta finendo uno zoccolino, 10 euro, poi di corsa a casa da Caterina.
Un altro grido si leva da Sestri Levante. Luigi Mezzullo, 48 anni, da 21 in Liguria, dalla Curia una casa per misericordia che deve lasciare. «Dove vado? Ho accettato di dividere l'attuale con altre due persone, che sono finite davanti a me in graduatoria. Io sto al centottesimo posto. Prima ci sono extracomunitari e tossicodipendenti. Dove vado adesso?». Ha «piantonato» anche il Municipio, controllato da Polizia e Carabinieri. «Mi basta anche una roulotte».
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