Noi genitori sconfitti dall'"Isola dei parenti di"

Tutti in Italia sono concordi nel bisogno di ristabilire la meritocrazia. Ma la Rai tutte le sere mostra "figli di" diventati famosi dalla sera alla mattina

Noi genitori sconfitti 
dall'"Isola dei parenti di"

Raro caso di unanimità nazionale: dalla Confindustria al Vaticano, passando per le forze politiche e i doverosi talk-show, sono tutti concordi nel dire che dobbiamo fare qualcosa per convincere i nostri giovani a crescere e a credere in Italia. Si rincorrono i più alti proponimenti: dobbiamo ristabilire la meritocrazia, deve andare avanti solo chi vale, basta con favoritismi e scorciatoie.

Difatti, su Tele Servizio Pubblico - come non dobbiamo mai dimenticarci di definire la Rai, perché gli azionisti di riferimento sono i contribuenti italiani - dicevo su Tele Servizio Pubblico va in onda da tempo il più grande spot a sostegno di tale svolta epocale, una specie di pubblicità progresso per promuovere l'ideale di un'Italia nuova, migliore, giusta.

Il programma edificante è quell'"Isola dei parenti di" che va ormai considerata l'evoluzione naturale dell'"Isola dei famosi", a sua volta un po'  in difficoltà per penuria di materia prima. In quest'Isola di ultima generazione, sfilano le ultime generazioni di varie casate più o meno nobili della nostra storia: il figlio di Brigitte Nielsen, il fratello di Materazzi, la madre di Valeria Marini. Ogni tanto sfila una tizia che dovrebbe essere la sorella anziana di quella splendida figliola chiamata Eleonora Brigliadori. Pure il presentatore in loco è un figlio di (Pooh).

Cosa può pensare un giovane qualunque di questa nostra leggiadra nazione? Io non me la sentirei di censurarlo se pensasse più o meno questo: chi me lo fa fare di istruirmi, educarmi, migliorarmi, qui basta avere una parentela e guadagni un sacco di soldi, anche facendo semplicemente il giullare.

Dirà qualcuno che non è il caso di farla tanto lunga per un banalissimo programma televisivo. Ma non importa. Dica pure. Resta la realtà di significati e simbologie molto più avvilenti di quanto appaia in superficie. Tele Servizio Pubblico avrebbe tra le sue finalità anche la diffusione di qualche valore positivo e rassicurante. Davvero possiamo dire che questa bassa macelleria nepotista, in onda tutte le sere all'ora di cena, diffonda tra le nuove generazioni un messaggio subliminale incoraggiante?  Vedere il figlio di Mogol o la figlia di Fogar diventare star televisive dalla sera alla mattina, pescando pesci tropicali e cuocendo riso in una latta, può davvero fare la migliore pubblicità ad una nuova Italia fondata sul merito, sul valore, sulle competenze e sulle capacità?

Secondo me, no. Lo spettacolo è la sublimazione metaforica di quello che i giovani respirano ogni giorno, ovunque: essere figlio di, anche di un famoso neanche così famoso, vale più di un master a Boston. E se proprio non è possibile vantare un legame di sangue, bisogna comunque dotarsi di una buona raccomandazione (per questo, Tele Servizio Pubblico propone senza problemi e senza pudori l'apposito programma metaforico dal titolo neanche tanto metaforico: "I Raccomandati", ovvero fai fortuna salendo in pista con un pezzo grosso).

Continuiamo a dire in giro che i nostri giovani devono crederci perché i tempi stanno cambiando, perché meritocrazia la trionferà. Insistiamo pure. Intanto, Rai Educational propone a titolo esemplificativo i programmi più pertinenti.

Personalmente, mi sento un po' sfiduciato. Non riesco più a riversare sui nostri ragazzi certi discorsi ideali. Ormai mi accontento di molto meno.

Vivo nella speranza che prima o poi, esauriti anche i "Parenti di", la Rai debba rassegnarsi a lanciare l'"Isola dei figli di nessuno". Non è il massimo. Ma almeno, se proprio dobbiamo dare soldi facili a qualcuno, finiranno a sventurati che ne hanno bisogno davvero. 

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