
Un altro passo. Non decisivo ma significativo per dire che l'Europa c'è e con lei altri Paesi che ribadiscono il sostegno all'Ucraina. C'è, anche se non è del tutto chiaro come, anche per le palesi diversità di vedute. Ieri i leader di 26 stati, oltre a quelli Nato e Unione europea, si sono collegati in video per un vertice virtuale convocato dal premier britannico Keir Starmer, il più attivo in questa fase. Alla riunione della cosiddetta «coalizione dei volenterosi» cui ha partecipato la premier Giorgia Meloni, ha preso parte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insieme, di fatto, a tutti i Paesi europei, ad eccezione dei soliti Ungheria e Slovacchia da sempre su posizioni filorusse, oltre al segretario della Nato Rutte, i leader europei von der Leyen e Costa, il presidente turco Erdogan (da tempo a caccia di un ruolo chiave), e i leader di Australia, Canada e Nuova Zelanda. Un nuovo tentativo di dimostrare unità con un unico scopo: non abbandonare Kiev in questo momento delicatissimo in cui si intravvedono segnali di pace conditi da dubbi in serie.
«L'Ucraina ha dimostrato senza ombra di dubbio di essere il partito della pace, pace che il russo Vladimir Putin sta cercando di ritardare», ha detto il padrone di casa Starmer che ha convocato una nuova riunione a livello di vertici militari per giovedì, sempre a Londra, per «promuovere piani pratici su come i nostri eserciti possano supportare la futura sicurezza dell'Ucraina». Il messaggio di Starmer è molto netto: «Il mondo ha bisogno di azioni, non di parole e condizioni vuote, quindi il messaggio è chiaro, prima o poi Putin dovrà sedersi al tavolo delle trattative. È il momento che le armi tacciano», ha detto, aggiungendo che «se il presidente russo Putin è seriamente interessato alla pace, è molto semplice: deve fermare i suoi attacchi barbarici all'Ucraina e accettare un cessate il fuoco», ma anche se nessuno crede allo Zar, Stramer ha anche detto che «dobbiamo continuare ad andare avanti, a spingere in avanti e a e prepararci per la pace, una pace che sarà sicura e che durerà», anche considerando che «c'è una determinazione collettiva più forte e sono stati messi sul tavolo nuovi impegni, sia in relazione alla coalizione dei disposti a difendere l'accordo, sia in relazione al punto più ampio, che è la difesa collettiva e la sicurezza dell'Europa».
I «volenterosi», quindi, vanno avanti, non perfettamente compatti ma su più fronti. «Nel frattempo, supporteremo il rafforzamento dell'Ucraina e delle sue Forze Armate seguendo la nostra strategia del riccio e intensificheremo gli sforzi per la difesa dell'Europa attraverso ReArm Europe, aumentando la spesa per la difesa», ha detto Ursula von der Leyen ribadendo che «ora la Russia deve dimostrare di essere disposta a sostenere un cessate il fuoco che porti a una pace giusta e duratura». L'asse creato da Starmer ha trovato in Macron il più convinto degli alleati. «La Russia non risponde alla proposta degli Usa e dell'Ucraina. Sta intensificando i combattimenti. Putin vuole ottenere tutto e poi negoziare. È adesso che si gioca la nostra strategia di pace attraverso la forza. Se vogliamo la pace, la Russia deve rispondere chiaramente e la pressione deve essere chiara, in collaborazione con gli Usa, per ottenere questo cessate il fuoco», ha detto il presidente francese, rimarcando la volontà dell'Eliseo di non attendere inermi gli eventi che, in un modo o nell'altro, hanno visto nell'ultimo periodo il Vecchio Continente piegato alle decisioni e alle parole della Casa Bianca. «Per una pace duratura, dobbiamo aiutare l'Ucraina a resistere, a costruire un esercito solido che domani possa difendere il proprio Paese e dobbiamo essere pronti a garantire questa pace», ha aggiunto, ringraziando esplicitamente Zelensky per «aver avuto il coraggio di prendere un'iniziativa di pace con il presidente Trump e proporre un cessate il fuoco di un mese», gettando così, una volta di più, la palla sul campo del Cremlino.
Perché la guerra portata avanti dalla Russia, per ora, non si ferma. Ma un'Europa che si scopre volenterosa, non vuole più assistervi inerme e, soprattutto, non vuole che qualsiasi accordo venga portato senza di lei. Non basta, forse, ma per ora è già qualcosa.
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