
Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, il 4 Aprile del 2022 è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Venezia per corruzione. Accusato per una faccenda di valorizzazione di alcune aree che appartenevano a una società - guidata da un blind trust - a lui riconducibili. Scopre di essere oggetto di indagine il 16 Luglio 2024. Oggi Brugnaro, dopo svariati anni, ha potuto leggere le carte dell'inchiesta e finalmente ha deciso di parlare, dopo un lungo silenzio, e di raccontarci la sua indignazione.
Indignazione perché?
«Da mesi vengo infangato sui giornali e in Tv. Ho avuto un periodo terribile nella mia vita personale. Non auguro a nessuno di dover vivere una vicenda come quella che sto vivendo io. Non mi sono mai atteggiato a vittima. Però adesso ho avuto le carte. I Pm hanno depositato 38mila pagine. 20 giorni di tempo per leggerle. Circa 1.300 pagine al giorno. Beh: in queste carte non c'è nulla di nulla di nulla che mi accusa».
Cosa c'è nei documenti?
«Un teorema. Il teorema dice che sono corrotto. Siccome non ci sono prove, si accaniscono».
Cosa contesta ai pm?
«Intanto mi sono accorto che sono stato indagato per un anno, 10 mesi e 13 giorni in più rispetto ai termini previsti dalla legge».
Cioè i pm hanno violato la legge?
«Sì: loro sì. Io no. Io non l'ho mai violata. Ho 63 anni, incensurato, sono una persona onestissima».
Spera che ora i pm si fermino?
«Spero che ammettano che la carte non dicono niente».
Qual è l'elemento principale di accusa?
«C'è l'esposto di un signore che si chiama Vanìn. Questo signore prima di accusare me aveva minacciato altre persone e queste persone lo avevano denunciato. Avevano detto che li aveva ricattati. Beh, nelle carte del mio processo questo particolare che ovviamente riduce molto la attendibilità del denunciante, è sparito. I pm definiscono Vanìn attendibile, sulla base di chissà cosa».
E questo Vanìn, e poi i magistrati, cosa le contestano?
«Le contestazioni riguardano l'area del Pili. Le racconto i fatti. Il 24 aprile del 2016 - ero sindaco da poche settimane - io incontro un grande investitore cinese, mister Ching. Il colloquio dura un'oretta. Nessun incontro segreto. Ci facciamo anche fotografare. Vuole acquistare terreni a Venezia e io gli presento diverse proposte, i Pili (che è un'area che appartiene a una società riconducibile a me), ma anche l'area dell'ex ospedale al Lido, un altro ex ospedale a Mestre, e altre aree tra cui centodieci ettari ex Eni, e Palazzo Papadopoli e palazzo Donà. Tutti beni del Comune».
Era importante vendere quei beni?
«Sì, dovevo ripianare la situazione patrimoniale del comune, che era disastrosa con 800 milioni di euro di debiti. Dopo l'incontro ho detto ai miei collaboratori: Seguite questa persona, cercate di capire se è interessato davvero. Loro mi riferirono che a lui piaceva soprattutto l'area del Pili perché era simile a un'area sulla quale aveva investito a Londra».
Un iter normale?
«Normalissimo».
Cosa le contestano?
«L'accusa è che io avrei fatto un accordo con mister Ching promettendogli un cambio della destinazione d'uso per ottenere la vendita dell'area. Ma di questo, nelle carte processuali non c'è la minima traccia. Zero. E noi abbiamo dei documenti che dimostrano che questo accordo non c'è mai stato. Li abbiamo depositati in una memoria in questi giorni».
E Vanìn?
«Lo vedo in Comune a fine ottobre 2017. Mi presenta un suo progetto per l'area di Pili da realizzare con il cinese. Ma poi scopro che il cinese non gli aveva dato mai nessun incarico. Il progetto di Vanìn è un progetto infattibile, contrario alle norme, e anche brutto. Gli dico: questo progetto non mi piace ed è fuorilegge. E poi l'arena che lui aveva progettato proprio non andava bene. Lo invito a Berlino per vedere la Mercedes Arena. Volevo fargli vedere come deve essere una arena».
E l'investitore cinese?
«L'ho rivisto a casa mia l'8 dicembre 2017. È l'ultima volta che l'ho visto».
E lì è finito tutto?
«Sì. Vanìn però ha chiesto diversi milioni al cinese».
E la sua truffa dove sarebbe?
«La truffa c'è solo se cambia la destinazione d'uso. Ma non è cambiata. Né l'avrei potuta cambiare io. Non è nelle facoltà del sindaco fare il cambio di destinazione d'uso. Ci vogliono centinaia di permessi. Poi deve approvarla la giunta. Poi le commissioni consiliari. Poi in consiglio comunale».
Lei oggi cosa chiede?
«Che i pm ammettano che non c'è niente contro di me».
Lo faranno?
«Dopo avere scritto 38 mila pagine per sostenere l'accusa temo di no».
I giornali come si sono comportati?
«Il Domani ha fatto dieci pagine contro di me».
Si è spiegato perché?
«Non so. Le posso dire questo: io fondo un partito nel 2021 e subito dopo parte la campagna del Domani. Uno dei giornalisti che se ne occupano è inquisito insieme al famoso finanziere Striano per un fatto di spionaggio».
Lei ha qualcosa da rimproverarsi?
«Io ho sempre difeso la cosa pubblica».
Ma sul Pili cosa mi dice?
«Quest'area di Pili ha un amministratore che ha lasciato passare la pista ciclabile in forma del tutto gratuita. Ha un parcheggio di 500 macchine e questo parcheggio è gratuito. Sa quanti soldi ha perso in cinque anni lasciando parcheggiare gratis 500 macchine tutti i giorni?».
Come sindaco guadagna molto?
«Sono sindaco gratuitamente. Ho sempre lasciato lo stipendio in beneficenza. In dieci anni circa 940mila euro».
Perché?
«Ho avuto tanto dalla vita e ho voluto restituire qualcosa alla gente di Venezia. Sono una persona perbene. Mi viene da piangere quando racconto queste cose».
Con chi ce l'ha?
«Con un sistema che costringe molta gente a patteggiare perché non riesce a difendersi da accuse infondate».
Si riferisce a Toti?
«Sì certo, e tanti tanti altri di cui non sappiamo niente».
Lei non patteggerà?
«Scherza? Mai. Ho le risorse per andare avanti. Chi non ha risorse deve arrendersi a questo sistema malvagio. Se dovesse servire spenderò tutto ciò che ho a disposizione pur di arrivare in fondo».
Cosa è la cosa che le ha fatto più male?
«Ho lavorato 16 ore al giorno al comune, gratis, tutti i giorni, ho trascurato la mia famiglia. Ma come pensate che possa avere lasciato che mi corrompessero!».
Odia qualcuno?
«No: ho deciso di restare buono. Vado a testa alta e non odio nessuno, e non auguro a nessuno che succeda quello che è successo a me».
Perché si sono accaniti su di lei?
«Ho sconfitto un procuratore della repubblica alle urne nel 2015. Mi candidai sindaco perché non mi sembrava giusto che un procuratore diventasse sindaco dove operava».
E questa cosa c'entra?
«Chi lo sa. Quello che so è che la Procura è potente e dispone di mezzi formidabili nel mondo dell'informazione. Forse qualcuno voleva fare carriera sul mio scalpo».
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